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“Con la morte di Giulio Andreotti se
ne va un protagonista, più spesso negativo che positivo, della
storia italiana degli ultimi 70 anni”, così Antonio Ingroia, magistrato che si è occupato di mafia commenta la morte del politico della Dc.
“Si chiude così in questi giorni – prosegue – una pagina
della storia italiana contrassegnata da due simboli opposti:
Agnese Borsellino con la sua richiesta allo Stato di verità e
di giustizia, rimasta inappagata, e Andreotti con il suo
pragmatismo cinico che, in nome delle ragioni della Politica e
della Ragion di Stato, giunse a stringere accordi con la mafia.
Andreotti, con le sue tante ombre e poche luci, è morto,
l’andreottismo sicuramente no”.