Grillo, quando il capriccio decide la politica

Rodotà da candidato al Quirinale a miracolato. Le esternazioni del comico non sembrano coerenti. Per capirlo bisogna mettere da parte la ragione. [Gianni Cipriani]

Grillo, quando il capriccio decide la politica
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Gianni Cipriani Modifica articolo

30 Maggio 2013 - 18.34


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“Stefano Rodotà è un uomo di 80 anni, ma sembra un ragazzino. Rodotà metterà d’accordo tutti. Forse è troppo vecchio, perché i giovani non sono ancora arrivati. Anch’io sono troppo vecchio, dovrebbe esserci un ventenne al mio posto qui. Ma Rodotà anche se anziano non fa inciuci e inciucetti”.
Parola di Beppe Grillo del 17 aprile.
Rodotà è un ottuagenario miracolato dalla rete. Parola di Beppe Grillo del 30 maggio.
O Rodotà in poco più di un mese da ragazzino è tornato vecchio, magari complice il maltempo. O una delle due affermazioni di Grillo non sta in piedi.

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Napolitano era Morfeo, poi dopo l’incontro al Quirinale Grillo disse che non l’avrebbe chiamato più Morfeo; ora è tornato Morfeo;

Chi voleva l’accordo con il Pd e ha votato 5 stelle ha sbagliato voto, aveva detto;
se Bersani ci avesse chiamato noi saremmo stati pronti a discutere, ha poi sostenuto comico. E ora: chi si vuole accordare con il Pd si accomodi fuori.

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E ancora: l’elezione bis di Napolitano è un golpe; no, l’elezione di Napolitano è un golpettino. Ultima versione: è un golpe.

A quale Grillo bisogna credere? Quali categorie di riferimento politiche, ideologiche, ideali o etiche per interpretare questi pensieri? Quale coerenza?

Tutte domande legittime, ma sbagliate. Perché partono da presupposti razionali. Se oggi sei il salvatore della Patria come puoi esserne domani il distruttore e dopo domani nuovamente il salvatore? Se oggi sei giovane come puoi essere domani vecchio?

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Grazie a Catullo, che in quanto a insulti e iracondia non era certo secondo a Grillo, si capiscono tante cose. Basta un frammento di una poesia che non ci è mai giunta per intero. Che recita: … de meo ligurrire libidost, cretivamente tradotta dal geniale Ceronetti in “il capriccio decide dei miei gusti”.

Orbene, penso che si possa prendere atto che il “capriccio” è una categoria politica o, quantomeno, una realisica chiave per interpretare le apparenti contraddizioni del grillo-pensiero. Mi lisci il pelo? Sei un angelo; vai contropelo? Sei un diavolo. Mi dai ragione? Hai capito tutto. Mi dai torto? Sei un servo. Dal capriccio discende una teoria.

Che accadra? Io non azzardo previsioni, perché ho la strana impressione che a molti piaccia essere sedotti e abbandonati, percossi e insultati. E più accade più queste persone sono attratte dalla figura dominante. Mentre a molti altri piace assistere alla gogna, applaudire i leoni che sbranano gli schiavi nell’arena, guardare la formula 1 sperando nell’incidente. Purché accada agli altri.

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Oppure, a forza di citare Highlander, è possibile che Grillo resti solo. Avendo nel frattempo mandato a fare un culo mezzo mondo e espulso dalla terra l’altra metà. Fino a quando, provando antipatia per se stesso, si toglierà il capriccio finale e si taglierà (scusate il gioco di parole) la testa da solo.

Del resto se al cuore non si comanda, ai capricci ancora meno. Anche se è possibile che di capricci prima o poi moriremo. Perché la categoria del capriccio mica riguarda solo Grillo…

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