«Il rischio che mi candidi alla segreteria del Pd c’è. Insisto: non è una priorità. Ma ci sto riflettendo».
Così in un’intervista il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha spiegato di non voler correre il rischio, stando fuori, senza impegnarsi direttamente, di finire «nella palude democristiana. Fatta di immobilismo e sospetti, di accuse e ritrattazioni. Ma io non sono questo. Non ho mai fatto una battaglia alle spalle di qualcuno, ho sempre messo la mia faccia».
E visto che «mi chiamano in ballo su tutto, anche quando mi defilo, anche quando garantisco lealtà. Allora tanto vale…». «Io – ha osservato Renzi – non faccio niente eppure mi tirano sempre in mezzo. Penso alla mozione Giachetti sul Mattarellum. Era un complotto mio e dei renziani, hanno detto. Un modo per far saltare il governo e la maggioranza con il Pdl. Quell’episodio mi ha dato particolarmente fastidio, anzi mi ha fatto arrabbiare di brutto. Ma quale complotto, che c’entro io con una battaglia parlamentare che Roberto porta avanti da mesi». Il sindaco di Firenze ha ribadito «io non tramo, ma non tremo. E visto che di qualunque cosa parlo mi sparano addosso, allora chiedo: se vogliono farmi la guerra loro, me lo dicano. Così mi regolo..». Anche perché «se dire una banalità tipo “se il governo fa, dura altrimenti va a casa” significa attaccare Letta, allora siamo alle barzellette.
Qui la questione è semplice: qualunque governo ha un senso se realizza cose, non se vivacchia». Ed «Enrico pensa che un cacciavite sia sufficiente, io credo che occorra fare di più». «Io non ho alcuna intenzione – ha chiarito Renzi – di fare la guerra a Enrico, ci mancherebbe. Così come non è che, da ragazzino, la notte sognassi di fare il segretario del Pd. Quindi stiano tutti più sereni, e vedremo nelle prossime settimane le cose da fare. Ma la pre-condizione è che finisca questa specie di tiro al bersaglio che parte appena io apro bocca. Sto cominciando a rompermi e non credo che a loro convenga».
Dell’ipotesi di una sua candidatura alla segreteria del Pd «non so cosa pensi Enrico. Non ho parlato con lui della mia candidatura. Non ancora, almeno». E, ha concluso, con la separazione tra segretario e candidato premier «non cambia nulla, tutti potranno correre alle primarie per Palazzo Chigi».
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