«Mi dimisi di mia iniziativa, per mettere al sicuro il governo. Al ministro Idem non posso che consigliare di fare lo stesso che feci io».
Così l’ex ministro Claudio Scajola in un’intervista. «La cosa più importante, di fronte a casi del genere, è mettere al sicuro l’istituzione che si rappresenta. Pur sapendo che le dimissioni nel nostro Paese vengono subito lette come un’ammissione di colpevolezza, e anzi un minuto dopo che non sei più ministro non c’è più nessuno che ti difende», ha dichiarato Scajola. Tuttavia, ha aggiunto «se si è innocenti la verità, come nel mio caso, verrà fuori».
Queste le parole di Scajola. Ma è evidente che le due vicende non sono nemmeno lontanamente paragonabili. Da un lato una casa “pagata” a sua insaputa e largamente in nero per un valore di centinaia di migliaia di euro. Una vicenda emersa nell’ambito di una più vasta inchiesta di corruzione, mazzette, affari, soldi in nero e favori agli amici degli amici.
Dall’altra il mancato pagamento dell’Ici per una somma totale che si aggira tra i 3/4 mila euro. Insomma il buon Scajola tenta di utilizzare la Idem per presentarsi come vittima e rifarsi la verginità perduta.
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