Pd diviso, è battaglia sul congresso

Assise prevista per il 24 novembre ma è scontro aperto sulle primarie. I renziani alzano le barricate contro Franceschini. Salta voto in direzione: rinviato a mercoledì.

Pd diviso, è battaglia sul congresso
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27 Luglio 2013 - 10.10


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Conclusione del congresso entro il 15 dicembre e separazione tra segretario e candidato premier, mantenendo la modifica dello Statuto fatta per le ultime primarie: sono due punti della proposta di Guglielmo Epifani alla riunione della direzione Pd di ieri.

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Solo il rinvio del voto ha evitato al Pd la rottura sulle regole del congresso con ricadute inevitabili sulla stabilità del governo. L’unico punto certo, ad ora, è che l’assise finirà entro novembre ma è battaglia sulla platea che eleggerà il nuovo segretario e sulla data per presentare le candidature.

A forzare la mano è Dario Franceschini che propone che “il segretario venga eletto dagli iscritti” e non con primarie aperte, scatenando l’ira dei renziani e una saldatura con Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, i giovani turchi e Pippo Civati.

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“L’assemblea deciderà le regole ma la mia idea è che il candidato premier vada scelto con primarie aperte e senza albo mentre credo giusto che il segretario venga eletto dagli iscritti nel modo più coinvolgente possibile”, ha proposto Franceschini. E le parole di Franceschini sollevano le proteste dei renziani: “Franceschini troppo spregiudicato. Per elezione segretario mi limiterei più prudentemente a dipendenti Pd e staff ministri”. Così, su twitter, Roberto Giachetti. La replica di Franceschini: “Le cose che ho detto vanno prese per intero: ho proposto una norma statutaria che obblighi a primarie totalmente aperte a tutti, senza vincoli o albi, per scegliere il candidato premier e di conseguenza il segretario eletto dagli aderenti del Pd”.

Guglielmo Epifani e gli altri lasciano la direzione con un unico punto di accordo: la data del congresso che finirà il 24 novembre. “Serve una figura di segretario rivolta all’impegno prevalente del partito”. Anche Letta, intervenuto a via del Nazareno, ha detto che “se siamo uniti non ci batte nessuno”, aggiungendo che “noi siamo un partito, non il gruppo misto”. “Ci vogliono – ha affermato il premier – doveri da parte di tutti. Dobbiamo decidere insieme e poi percorrere quella strada”. Il premier ha detto di condividere “nel profondo” il ragionamento di Cuperlo sulla necessità di un partito che discuta ma sia unito nelle decisioni. “Serve un segretario che faccia il segretario e che lavori a preparare un partito che quando ci saranno le nuove condizioni sia pronto a vincere”.

Sul punto Epifani, diplomaticamente, lascia alla direzione la decisione tra primarie aperte e “una platea più ristretta” mentre chiede che le candidature nazionali avvengano dopo i congressi regionali, altro nodo visto come un tranello dai fedelissimi del sindaco.

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Contro la chiusura del congresso si schierano in molti: Cuperlo chiede “un congresso aperto e inclusivo” e fa sapere, insieme ai turchi, che voterà contro; Rosy Bindi ricorda che, quando nacque il Pd “finì il governo Prodi, non vorrei ora che sia nato un governo di necessità e finisca il Pd”.

Matteo Renzi, che spontaneamente porta avanti da giorni il silenzio stampa, non interviene ma li applaude e ha lasciato la direzione senza commentare.

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