Arresti domiciliari o servizi sociali: ecco il futuro di Silvio

La sentenza definitiva della Cassazione non porterà Berlusconi in galera: o sconterà la pena in una delle sue ville, o potrà godere dell'affidamento in prova.

Arresti domiciliari o servizi sociali: ecco il futuro di Silvio
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1 Agosto 2013 - 22.31


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Prima che la condanna definitiva a 4 anni di reclusione nel processo Mediaset per Silvio Berlusconi si concretizzi, potrebbe passare anche un anno.

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Dopo la sentenza della Cassazione che ha inflitto all’ex premier 4 anni di carcere per frode fiscale, l’ipotesi che il Cavaliere finisca a San Vittore è impossibile.

Il futuro di Berlusconi lo vedrà agli arresti domiciliari o affidato ai servizi sociali, ma anche queste prospettive sono affidate ai tempi lunghi della giustizia italiana.

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Poichè la condanna inflitta è inferiore ai 5 anni, il dispositivo firmato dai giudici verrà trasmesso a Milano per via ordinaria, senza urgenza, è già questo potrebbe richiedere più di una settimana.

Il fascicolo arriverebbe all’ufficio esecuzione della procura della Repubblica a Milano, che farebbe partire l’ordine di carcerazione per Berlusconi, accompagnato, visto che tre anni di pena sono coperti dall’indulto, da un decreto che sospende la pena per consentire all’imputato di chiedere misure alternative al carcere. Per far valere questo diritto il codice concede trenta giorni di tempo, che però inizieranno a decorrere solo dal 16 settembre, quando finirà la sospensione feriale dei termini.

Perciò fino al 15 ottobre, non succederà nulla, a meno che gli stessi legali di Berlusconi non chiedano immediatamente dal 16 settembre in poi, la ripresa dell’attività, accelerando le procedure. Allora potrebbe scattare l’ordine d’arresto che potrebbe assegnare i domciliari al Cavaliere per la legge “svuota carceri”.

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Se invece Berlusconi dovesse chiedere i domiciliari o l’affidamento in prova, la procura trasmetterebbe la sua richiesta al tribunale di sorveglianza, il fascicolo finirebbe tra i cosiddetti “liberi sospesi”, il cui tempo di valutazione si aggira sui sei mesi. Il tribunale di sorveglianza, nei casi come quello di Berlusconi, concede praticamente sempre la misura alternativa dell’affidamento in prova.

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