Rodotà: Napolitano non darà la grazia

Il giurista commenta la nota del presidente della Repubblica sul processo a Berlusconi: non emergono spiragli per il gesto di clemenza.

Rodotà: Napolitano non darà la grazia
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16 Agosto 2013 - 11.45


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«Spiragli per la grazia nella nota di Napolitano? Non ne vedo, non ci sono le condizioni, tra tre anni non so cosa potrebbe accadere, ci potrebbe anche essere una situazione di emergenza umanitaria, ma oggi come oggi no». Così Stefano Rodotà, in un’intervista, ha commentato la nota del Presidente della Repubblica. «Napolitano ha escluso che la grazia arrivi motu proprio e poi per la grazia sono fissate condizioni specifiche che fanno perno sul carattere umanitario della decisione. Fino a quando non saranno presenti le condizioni indicate dalla legge, dalla giurisprudenza, dalle consuetudini costituzionali e dai precedenti, sono quattro i riferimenti che fa Napolitano, la grazia non può essere concessa. Questo dovrebbe chiudere il discorso e la partita». Ma ci sono altre vie per la clemenza? «No, non ci sono», ha risposto Rodotà.

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E la cosiddetta agibilità politica? «È una invenzione di questa fase, non ha nulla a che vedere con la grazia e che cerca di forzare le istituzioni, anzi cerca di forzare la mano del Presidente della Repubblica per risolvere un problema politico nato da una legittima decisione della magistratura. È un impraticabile tentativo di trovare una scorciatoia istituzionale. In questo momento l’agibilità politica dipende dalle condizioni di funzionamento del sistema politico che sono pessime, un sistema che cerca di scaricare sui meccanismi istituzionali responsabilità che sono sue proprie».

Alla domanda “Cosa pensa del passaggio della nota in cui Napolitano parla di legittime manifestazioni di dissenso rispetto alla sentenza della Cassazione?” il giurista ha poi risposto: «Forse non era un passaggio necessario era nello spirito che il Presidente sta adoperando, dal suo punto di vista, cioè quello di mantenere una rete di protezione per il governo, è comprensibile. Diciamo che è un di più che non mi entusiasma. È un punto che se è ricondotto al fatto che è legittimo un disagio e un dissenso ma che non legittima ritorsioni, si tratta di valutazioni politiche e su questo io non sono d’accordo».

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