Il penoso dibattito politico italiano

In Parlamento una deludente discussione sulla legge di stabilità: solo slogan ma nessuna soluzione concreta proposta. [Nuccio Fava]

Il penoso dibattito politico italiano
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24 Ottobre 2013 - 10.11


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di Nuccio Fava

Fortunatamente ci sono le emozioni del pallone che stordiscono buona parte degli italiani col susseguirsi delle partite settimanali, ormai articolate per ragioni di entrate pubblicitarie in anticipi, mezzogiorno pomeriggio e sera ma anche con post partite del lunedì. E poi ci sono champion league e coppe europee, praticamente un giro di giostra continuo, saltano in certi casi anche i contrapposti schieramenti delle tifoserie perchè anche il tifoso milanista non se la sente di tifare per il Real contro la Juventus impegnata a Madrid e così via per le tifoserie del Milan o del Napoli.

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Il fenomeno non è solo italiano, ben magra consolazione e avveniva anche ai tempi di Piola e della nazionale di Pozzo. Ormai però si è dilatato a dismisura al punto da poter essere definito il nuovo oppio dei popoli. Purtroppo lo stordimento di una partita dura lo spazio di qualche ora e gli italiani, pur affamati di calcio e grandi competenti, talvolta addirittura razzisti, rafforzano il loro disinteresse per la cosa pubblica e accrescono la lontananza dalla politica e dalle sue difficili scelte.

Lo si registra in questi giorni di avvio di discussione della legge di Stabilità al Senato, con un dibattito abbastanza penoso quasi che i grandi problemi della crisi e del tentativo non facile di uscirne potesse essere delegato ad altri. Ho seguito per oltre due ore su Gr Parlamento il dibattito di ieri pomeriggio, con interventi di quasi tutti i gruppi, compreso Cinque Stelle e l’impressione è stata davvero penosa.

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Soprattutto slogan e formule ripetute, in particolare l’accusa alla legge di Stabilità di essere “senza anima”, senza indicare significative proposte realistiche di possibili cambiamenti e miglioramenti che pure il governo si è detto disposto ad esaminare con cura e ad accogliere ove compatibili con le risorse concretamente disponibili.

Un tempo, nei decenni della cosiddetta Prima Repubblica, altro era il livello dei contributi delle aule parlamentari, non mancava magari anche un qualche mercato delle vacche, ma comunque per un giornalista parlamentare era possibile individuare linee e scelte non ridotte a slogan di propaganda e a vuoto pneumatico.

Si parlava allora, in un contesto storico profondamente diverso, dello stellone d’Italia che alla fine avrebbe provveduto a coprire le difficoltà. Oggi bisognerebbe invece parlare di ombrello sbrindellato da ogni parte,incapace di difendere anche solo da un acquazzone figurarsi se il cielo si illumina di lampi e saette che giungono da ogni parte.

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L’ultimo sconcertante siluro riguarda la tragedia di Ustica, per la quale dopo più di trenta anni si arriva ad affermare conclusivamente che si è trattato di un missile ad abbattere l’aereo Italia in volo da Bologna a Palermo. Non si salvò nessuno, una strage tremenda ed emotivamente molto dolorosa in quanto a Punta Raisi c’erano molti familiari in attesa dei viaggiatori che mai sono giunti nella città siciliana.

Ero allora al telegiornale e ricordo benissimo come con un bel servizio di Tv 7 curato ottimamente dai giovani colleghi Massidda e Mentana avanzammo subito l’ipotesi che un vero e proprio combattimento si fosse svolto quella notte sui cieli del mediterraneo e che proprio un missile avesse squarciato la pancia dell’aereo provocando la strage. Fummo criticati severamente, anche da colleghi che hanno continuato a Pontificare sui tele schermi, mentre le autorità si nascondevano dietro l’impossibilità di venire a capo delle modalità dell’abbattimento, definito pudicamente incidente, e assolvendo tutte le autorità e i settori dell’amministrazione che avrebbero dovuto per i compiti istituzionali svolti, sapere almeno come le cose erano andate davvero.

Anche uomini politici autorevoli come Cossiga e l’onorevole Zamberletti, e non solo loro, ma anche Ministri e responsabili dell’Aereonautica sposarono la tesi del “mistero”, in sostanza dell’incidente, senza riuscire neppure a porre seriamente la questione della richiesta di informazioni soprattutto alla Francia e agli Stati Uniti, che avevano modernissime porta aerei con potenti radar predisposti proprio a salvaguardare la sicurezza delle aree interessate.

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A parte le questioni connesse alla mia carriera professionale l’atteggiamento del telegiornale mi fu rinfacciato e fatto pesare in occasione di un’altra vicenda italiana non meno esemplare, quella dei rapporti di Licio Gelli con la CIA e le connessioni con i Servizi Segreti deviati, anche all’Est, dopo la caduta del muro di Berlino e il grande caos che seguì negli apparati spionistici e dei servizi segreti in Occidente e nell’ex campo socialista.

Non dovrebbe sorprendere troppo la scoperta dello spionaggio Usa in forme così nuove e penetranti, che creano indignazione molto forte in Francia, mentre da Noi si gioca a scarica barile e si perpetua il gioco delle tre scimmiette: non c’ero, non ho visto e comunque nulla ho udito.

I nostri servizi sembrano allo scuro, chiedono notizie al Governo, mentre il Presidente della privacy esprime preoccupazione e chiede maggiore attenzione da parte dell’Esecutivo. In fondo nessuno si assume una qualche responsabilità e lo sbrindellamento dell’ombrello Italia rischia di diventare irreparabile.

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Letta ce la mette tutta a tenere ferma la barra governativa, che rischia però di fare acqua da troppe parti. Non a caso più che mai il Presidente Napolitano lancia dal Congresso dell’Anci di Firenze un appello sempre più accorato affinché le forze politiche non sprechino l’occasione di varare rapidamente le riforme Costituzionali indispensabili, e di cambiare senza più indugi la nuova Legge elettorale senza attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale.

Tutti dicono che il porcellum è impresentabile e da riformare, ma in termini operativi nulla di concreto viene avviato e il traccheggio insopportabile continua ad avere la meglio.

Anche in questo caso l’uno schieramento getta sull’altro la responsabilità dell’impotenza e della mancata riforma mentre la vita politica e Istituzionale, anche per responsabilità di settori del mondo dei media, scende di livello giorno dopo giorno e il pantano complessivo rischia di sommergere tutto e tutti.

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