Chi di quid ferisce di quid perisce

Alfano rischia di fare una cosa giusta smontando la teoria del Cavaliere, cioè che Berlusconi si possa abbattere solo per via giudiziaria. [Tancredi Omodei]

Chi di quid ferisce di quid perisce
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16 Novembre 2013 - 10.54


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di Tancredi Omodei

Chi di quid ferisce, di quid perisce. Credo fosse il marzo del 2012 quando Berlusconi, parlando bene del suo delfino Angelino Alfano, chiuse rimproverandogli di non avere il quid, quella differenza che fa il leader. Naturalmente di sé il Cavaliere pensava e pensa di averne tanto di quid, certamente più dei peli reimpiantati in testa. Resta il fatto che, un anno e mezzo dopo il giorno del quid, Angelino Alfano rischia di fare una cosa giusta smontando la teoria del Cavaliere e dei suoi fedelissimi, cioè che Berlusconi si possa abbattere solo per via giudiziaria. Oggi potrebbe essere il giorno del tramonto del Cavaliere, e non per una decisione giudiziaria che lo affida alle patrie galere o che lo spinga a fuggire, o semplicemente che lo metta al confino, in un giardinetto con Dudù e ( forse ) la Pascale. Prima ancora del giardinetto con pochi intimi, Brunetta, Capezzone, Bondi, la Santanché e Fitto, quello che determinò le liste elettorali con la D’Addario, ecco che potrebbe arrivare una sonora sconfitta politica e personale ( in Berlusoni e con Berlusconi mai scisse ) che matura, lievita ed esplode nel cuore del partito di plastica che da decenni tiene in ostaggio il Paese. Trentasette senatori, 23 deputati dice Formigoni. Ma Casini, che la sa lunga, dice che saranno di più, anche perché mette nel conto quel che matura nel centro di cui lui, imperituro, fa parte. E ha ragione Alfano, hanno ragione gli alfaniani quando dicono che non sono loro che vanno via, ma è il Cavaliere che, tirato per i capelli, si lascia andare all’isteria di nani e ballerine ( non è una frase fatta, presa in prestito dall’era Craxi ) che l’hanno catturato prospettandogli un futuro prossimo venturo alla gogna e nella disgrazia.

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Tutto si definirà nelle prossime ore e si vedrà la fine della soap. E si comincerà ad intravedere quel che sarà il quadro politico determinato dal quid ritrovato. Per Letta e il suo governo, un motivo in più per andare avanti e magari con una maggiore determinazione soprattutto sulle scelte economiche a sostegno del rilancio e di chi è stato chiamato a stringere la cinghia per fare uscire il paese da una situazione di merda per la quale Berlusconi ha molto contribuito, preoccupato solo delle sue cene eleganti portate davanti ad un giudice, e dei soldi di famiglia.

Da dove esce fuori il quid di Alfano. L’ormai ex delfino (ora ha lasciato l’acquario e prova a nuotare nell’acqua alta ) racconta che uno dei passaggi che hanno determinato la sua formazione è stata quell’estate del ’92 quando a distanza di poco, una dietro l’altra, vide in tv, in una sala del collegio “Cardinal Ferrari”, con altri suoi coetanei, le cronache delle stragi, Falcone prima, Borsellino dopo. Lui scosso, come tanti altri giovani della sua età, messi di fronte a due Italia: quella dell’illegalità elevata a Stato, maneggiona e e stragista, nascosta dietro”entità esterne”, e quella della lotta per la legalità come resistenza civile. E fuori, i riferimenti politici in evoluzione e con una sinistra, al Sud, incapace di bere quella diffusa indignazione che diventava politica, che alle forze politiche della sinistra bussava e spesso non trovava risposta perché impigrite e prigioniere dei tanti egoismi tesi alla coltivazione degli orticelli. Da una parte la sordità di chi avrebbe dovuto sentire e attrezzarsi alla crescita e ai cambiamenti, dall’altra il movimento delle acque protagonista un cavaliere allora lucido e determinato, che sbandierava principi liberali e si spacciava per erede di tutto, anche di principi politici rispettabili, socialisti compresi. Fa così la fortuna della ditta e calamita tanti, compreso quel giovane brillante che diventerà il più giovane Guardasigilli, segretario, ancor prima delfino, e vice premier di un governo anomalo che sembra aver più nemici dentro che fuori. Ma nella ricerca e nell’acquisizione del quid in Alfano determinante è l’asse con Letta. Comuni appartenenze lontane che non si cancellano così facilmente, comune sentire oggi, interesse comune a darsi forza per andare avanti. Obiettivo comune per preparare la casa, le europee del 2014 e le politiche. L’occasione per mollare la corda e prendere le distanze dal “barcone padre”. E il centrosinistra respira se davvero, con l’aiuto del quid, riuscirà a scrollarsi di dosso quella patella andata a male attaccata al governo del suo Letta.

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