Quattro mesi di processo buttati nel cestino. Una linea difensiva portata avanti strenuamente e poi disfatta dopo la ricostruzione della Procura. Le favole di Silvio Berlusconi al processo Mediaset per i diritti tv potrebbero essere giunte al termine: a nulla sono serviti i milioni spesi i consulenze e i testi della difesa, che non sono riusciti a dimostrare che i prezzi d’acquisto dei film Paramount, comprati da Mediaset con la mediazione di Agrama, non erano gonfiati per frode fiscale e che lo stesso Agrama fosse un prestanome del Cav.
All’improvviso ieri, quattro mesi dopo la condanna definitiva, la versione della Procura, confermata anche dalla Cassazione, diventa buona anche per Berlusconi: i prezzi venivano ingigantiti grazie all’interposizione di Agrama tra Mediaset e Paramount. Ma la vittima della truffa era Berlusconi, almeno a suo dire, infatti a truffare il Cavaliere sarebbe stato un accordo segreto tra Agrama, il manager Mediaset Lorenzano e Bruce Gordon, allora presidente della distribuzione estera di Paramount.
Proprio su quest’ultimo particolare si basa la nuova difesa di Berlusconi, che però dilania la precedente linea, ammettendo di fatto l’esistenza di una frode fiscale. Questa tesi difensiva si basa su una dichiarazione rilasciata la scorsa settimana da Dominique Appleby, ex manager di Agrama, che si è definita sotto choc dopo aver scoperto, soltanto nel giugno del 2013, che Silvio Berlusconi era nei guai in Italia proprio a causa della truffa con cui il terzetto sopra elencato lo aveva raggirato.
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