Palesemente incostituzionale è la sentenza scontata ma al tempo stesso clamorosa della Corte costituzionale sul “Porcellum”. La legge del leghista Calderoli data dal 2005. È stata infamata da tutti, ciascuno a parole desideroso con ardore di sostituirla. Non se ne è fatto nulla nonostante le ripetute sollecitazioni del presidente Napolitano rimaste inascoltate. Eppure ogni legge elettorale è fondamento della correttezza e legittimità della rappresentanza e quindi della stessa sovranità del Parlamento. Per la politica si tratta di uno scacco formidabile e senza precedenti.
I cittadini ne trarranno ulteriore conferma di essere stati per anni turlupinati, usati come massa di manovra dai partiti, da tutti i partiti e dai loro capi, cui finiva in qualche modo per fare comodo. Il circuito democratico cittadini-elettori e rappresentanti in Parlamento è stato pura finzione, in quanto il voto poteva concentrarsi su un listone, con un ordine di successione dei candidati predeterminato senza alcuna possibilità di scelta. Ora parte lo scarica barile e ciascuno dà la colpa all’altro.
Paradossalmente chi ha pericolosamente giocato col voto anticipato, Grillo specialmente ma anche nell’area berlusconiana e leghista, rumoreggia sulla illegittimità del Parlamento e del governo in carica. Il rumore polemico e strumentale è destinato a crescere. Quello però che dovrebbe contare è la rapida predisposizione di una nuova legge elettorale, coerente con le chiare e vincolanti indicazioni della Corte. Il governo faccia la sua parte e mostri di essere capace del rilancio programmatico urgente e indispensabile attraverso un giusto equilibrio tra le varie posizioni specie dopo il congresso del Pd.
È indispensabile una maggiore convergenza e operosità con il contributo di ciascuno dei partiti componenti la maggioranza ristretta. Spetterà soprattutto al presidente Letta farsene promotore e garante. Solo così la legislatura potrà compiere ancora un tratto di strada utile al Paese prima che si torni a nuove elezioni inevitabilmente anticipate ma non in un clima di scontro e di caos.