Il ministro dell’Interno Angelino Alfano finalmente va sul tema Forconi, dopo la seconda giornata all’insegna delle tensioni in diverse regioni. «Non consentiremo a nessuno che le città vengano messe a fuoco», ha detto nel suo monito Alfano, con la protesta che continua tra blocchi stradali, irruzioni in negozi e aziende, volantinaggi in diverse città italiane in vista delle possibili manifestazioni a Roma, domani, in occasione del voto di fiducia al Governo. Appoggiati dall’inedita coppia Grillo-Berlusconi che, con modalità e toni diversi, hanno cavalcato il malcontento.
Che la tensione sia salita alle stelle lo dimostra la decisione di inviare più uomini a Torino, teatro ieri di scontri duri in piazza Castello, prima ancora della riunione convocata dal ministro al Viminale con i vertici delle forze dell’ordine per fare il punto della situazione. egno che la preoccupazione che la protesta possa degenerare è reale e, dunque, non va sottovalutato alcun segnale. Nei giorni scorsi, d’altronde, i servizi avevano segnalato i rischi che la mobilitazione nascondeva, soprattutto perché andava ad intercettare diverse anime di un malcontento diffuso che, seppur prive al momento di una ‘guida’, potrebbero essere strumentalizzate e utilizzate da qualcuno che decida di cavalcare la protesta.
«La linea – ha detto Alfano al termine del vertice – è quella del rispetto della legge e della democrazia: significa che le forze dell’ordine sono lì per dare supporto a chi protesta pacificamente e nel rispetto della legge”. Perché non è pensabile bloccare l’intero tessuto produttivo del paese mettendo a ferro e fuoco le città e perché sono “inaccettabili” le minacce subite dai commercianti “per chiudere le attività».
Nel corso dell’incontro, secondo quanto si apprende, il ministro avrebbe anche chiesto ai vertici delle forze di polizia rassicurazioni sulla ‘tenuta’ degli uomini in divisa: perché al Viminale nessuno dubita che i poliziotti che si sono tolti il casco ieri in piazza a Torino abbiano eseguito un ordine ma tutti sanno che la base è in fibrillazione per via dei tagli alle risorse e degli stipendi bloccati. Rassicurazioni ampiamente ottenute visto che al termine il ministro ha sottolineato che in quella decisione non c’è nulla di particolare: “E’ sempre accaduto che vi fosse una relazione con i manifestanti pacifici e ciò non è da confondere con altri tipi di strumentalizzazioni che si è tentato di mettere in campo in queste ore. Gli uomini in divisa proteggono le istituzioni e la legalità e le istituzioni non si toccano”. Linea dura dunque, anche se la mediazione per evitare di inasprire gli animi verrà perseguita fino all’ultimo. Certo non aiutano le parole degli organizzatori della protesta, che non sembrano avere alcuna intenzione di abbassare i toni.