di Nuccio Fava
Il botto non c’è stato e alla fine ha prevalso tutto sommato la ragionevolezza. Dentro il cosiddetto movimento dei forconi, si erano manifestate divisioni o almeno forti differenziazioni di metodo nella scelta delle forme di lotta. Si temevano infiltrazioni di provocatori e di forze esplicitamente anti sistema come Forza Nuova e Casa Pound.
A piazza del Popolo i manifestanti hanno coperto solo un terzo della piazza ed hanno espresso rabbia ed esasperazione solo a parole, con urla e striscioni aggressivi. Hanno inveito contro la politica , contro i politici di oggi che occupano da sempre la scena e le poltrone, provocando la grave crisi in atto, affamando le famiglie e togliendo lavoro.
Se lo svolgimento della protesta ha fatto tirare un grosso sospiro di sollievo a tutti, resta confermato tuttavia l’enorme problema della mancanza di risposte adeguate ed urgenti che il Paese attende da troppo tempo. L’esasperazione e la rabbia hanno questa radice profonda che né le istituzioni, né le forze politiche hanno saputo per tempo interpretare fornendo una qualche risposta, una qualche prospettiva almeno di interlocuzione. La posizione ribellistica e gli estremismi sono facilmente condannabili ed è indispensabile costringerli sempre nell’ambito della legalità costituzionale. Resta però aperto il problema della distanza enorme della politica, dei partiti in primis, di sinistra e destra, che vengono rifiutati in blocco ed invitati con forza a lasciare il campo.
In questa distanza tra società e Stato, in questa incomunicabilità e rifiuto delle attuali appresentanze, si raggruma il rischio maggiore per la nostra democrazia, avvertita come incapace di risposte adeguate.
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