Renzi sfida Grillo: aboliamo il Senato

Il segretario del Pd apre a una intesa con il comico: se il Movimento 5 Stelle è d'accordo lo facciamo domani. Si risparmia un miliardo.

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2 Gennaio 2014 - 10.28


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Il segretario del Pd propone al Movimento 5 Stelle un patto concreto per riformare il Senato e ribadisce la possibilità di sforare il vincolo del 3% al rapporto tra deficit e Pil. «Con la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie locali si può risparmiare un miliardo di euro. Se i senatori Cinque Stelle sono d’accordo lo facciamo domani. Se Grillo rifiutasse dovrei pensare che non riesce a convincere i suoi senatori a firmare una legge che serve a cancellare le loro 60 poltrone».

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Matteo Renzi lancia la sfida a Beppe Grillo. «Nel suo discorso di fine anno Grillo si è preso meriti non suoi: anche le migliori battaglie dei Cinque Stelle ottengono risultati solo se c’è la sponda dei democratici. Alcune battaglie, anche sacrosante, del M5s possono essere portate a termine solo se i cittadini pentastellati fanno accordi», ha detto Renzi, secondo cui «per i parlamentari M5s il 2014 sarà l’anno chiave, quello in cui devono decidere se cambiare forma mentis».

Sul rapporto deficit-Pil, «se all’Europa proponi riforme istituzionali e un Jobs Act che attiri investimenti stranieri, allora in Europa ti applaudono anche se sfori il 3%», sostiene Renzi, che dice no all’uscita dall’euro. In merito al discorso del Capo dello Stato, «è stato un messaggio che invita al coraggio delle riforme e a occuparsi di lavoro e lo condivido», osserva Renzi. Quanto alla possibilità che quello appena pronunciato sia stato l’ultimo discorso di Napolitano, «non credo, ma deciderà lui, non altri».

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Il segretario democratico ha poi parlato dei casi Telecom e MPS: «il governo ha un potere enorme di moral suasion, indipendentemente dagli appigli legislativi», ha dichiarato il sindaco di Firenze. «Nella vicenda Telecom il governo dovrebbe usarlo per chiarire che lo scorporo della rete è una priorità, o che comunque bisogna avere l’assoluta garanzia di investimenti sull’infrastruttura, e su Mps dovrebbe usarlo per evitare che i soldi prestati dai contribuenti italiani vengano messi a rischio».

Sul rapporto con Maurizio Landini, «non è renziano neanche il Pd, figuriamoci la Fiom», ha commentatocommenta Renzi. «Certo, su alcune cose potrebbe esserci condivisione: dalla legge sulla rappresentanza alla presenza di persone elette dai lavoratori nei consigli d’amministrazione».



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