«Si tratta di un indice di titoli, non di un piano. Sono tutti largamente condivisibili visto che coincidono in gran parte con quelli contenuti nel documento sul lavoro approvato dall’Assemblea nazionale del Pd nel maggio 2010, e già richiamati nel programma del governo Letta». Parla Stefano Fassina (Pd), che nei giorni scorsi ha presentato le dimissioni da viceministro dell’Economia, in un’intervista alla Stampa in merito al Job Act.
Secondo Fassina inoltre «mancano» quelli che ritiene «due titoli decisivi», ovvero «una radicale correzione di rotta della politica mercantilista dell’eurozona. I titoli presentati si limitano all’ambito delle misure dal lato dell’offerta, mentre – spiega – abbiamo un drammatico bisogno di sostenere la domanda effettiva». L’altro punto decisivo che è assente, prosegue, riguarda la «redistribuzione del tempo di lavoro. Non le 35 ore, ma pensioni flessibili, contratti di solidarietà, part time, congedi parentali». Quanto alle dimissioni, alla domanda se sono state davvero causate dalla battuta del segretario Pd, Fassina risponde: «La battuta viene a valle di mesi non solo di legittime critiche, ma di caricature distruttive del governo». Fassina, in un’altra intervista al Manifesto, riguardo al Pd sottolinea: «Macchè scissione, basta con questa storia». E aggiunge: «Farò il parlamentare della commissione Bilancio della Camera» e «dedicherò, insieme ad altri, le mie energie alla ricostruzione della cultura politica del Pd».