Pare che Winston Churchill abbia detto che l’aspetto più terribile di un suicidio politico è che ti lascia ancora vivo per vederne le conseguenze. Mentre il Partito Democratico tenta ancora una volta un suicidio politico, noi osservatori siamo costretti a constatare l’incapacità del partito a imparare dai suoi precedenti suicidi politici, o semplicemente il totale disinteresse a trarne una lezione.
Quando Matteo Renzi è stato eletto segretario del partito nel mese di dicembre, era chiaro al 100% che il passo più importante per lui sarebbe stato quello di formare un’alleanza con il suo collega di partito, Enrico Letta, che si trovava a occupare Palazzo Chigi. Dopo appena due mesi, quell’alleanza sta ora cadendo a pezzi.
Di tanto in tanto, guardando i sondaggi italiani, è sorprendente notare che sia il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che Forza Italia abbiano mantenuto le loro percentuali di voto. Ogni giorno che passa, dopo che le elezioni del Pd sono state dominate dal sindaco Renzi, e considerato che ci si aspettava che lui fosse la grande giovane speranza per l’Italia, questa situazione non è ciò che ci si aspetterebbe. Ma è facilmente spiegabile da altri due fattori: il fallimento del governo Letta nel raggiungere qualsiasi riforma significativa, e il conflitto in corso all’interno del Pd.
Una soluzione ovvia, quella che è stata spesso sostenuta da Giac, sarebbe quella di indire nuove elezioni generali. Questo sarebbe l’unico modo per rompere la situazione di stallo politico causata delle elezioni del febbraio 2013, e quindi rendere possibile un nuovo governo e le riforme necessarie. Ma tali elezioni dovrebbero aver luogo solo dopo che il Parlamento ha approvato una nuova legge elettorale.
Se, come sembra possibile, il governo Letta cadrà nei prossimi giorni, anche la legge elettorale sarà in dubbio. Il sindaco Renzi sarà presentato con quello che nel rugby viene definito un “hospital pass”, cioè un passaggio della palla che rischia di mandare all’ospedale il destinatario, perché lo espone all’assalto della squadra avversaria.
Per Renzi cercare di formare un governo con l’attuale Parlamento, in una coalizione simile a quella del governo Letta, sarà per lui un potenziale disastro. Tutti gli altri partiti, e probabilmente anche molti all’interno suo partito, avranno tutto l’interesse a farlo fallire.
E chi ne trarrà vantaggio? Beh, troppo banale da precisare. Certamente non l’Italia.
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