Il conflitto d’interessi e l’accordo Renzi-Berlusconi

Il Pd vuole salvare se stesso, la dignità della politica e il paese, oppure ha altre priorità? [Pippo Civati]

Il conflitto d’interessi e l’accordo Renzi-Berlusconi
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7 Marzo 2014 - 12.46


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di Pippo Civati

In base all’accordo Renzi-Berlusconi, i parlamentari del Pd devono votare contro tutte le modifiche migliorative della legge Italicum e a favore praticamente solo del suo dimezzamento (di un Italicum valido solo per la Camera). Ogni emendamento va bocciato: così è capitato per le soglie di sbarramento, che rimangono, sulla base dell’accordo Renzi-Berlusconi altissime, fino all’8% (come solo in Turchia) per le forze non coalizzate. Così capiterà per le quote rosa, nonostante la ribellione di donne e uomini all’interno del gruppo Pd. Così sta capitando sul conflitto di interessi, sempre per l’accordo Renzi-Berlusconi.

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Ora, se il Pd non vuole autodistruggersi e andare per l’ennesima volta contro il proprio mandato elettorale (il conflitto di interessi era al primo punto del programma che presentammo giusto un anno fa e uno dei mitici otto punti di Bersani), non può limitarsi a dire che non ci sta nella legge elettorale, perché altrimenti salta l’accordo. L’argomento è debolissimo e spiega molto poco a chi si aspetta un minimo sindacale dal partito che ha votato.

Se il Pd vuole superare questo problema, deve chiedere la calendarizzazione immediata della legge sul conflitto d’interessi. Nel mio piccolo, ho presentato un testo molto buono, credo, che potrebbe essere votato da una larga maggioranza, sia alla Camera, sia al Senato. Lo trovate qui.

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È chiaro che sarebbe una maggioranza diversa rispetto a quella della legge elettorale. Berlusconi non gradirà e probabilmente dirà che se c’è una proposta del genere lui farà saltare l’accordo lo stesso. Magari tra un pochino, quando farà più male.

Ma la domanda non più rinviabile è: il Pd vuole salvare se stesso, la dignità della politica e il paese, oppure ha altre priorità?

Perché la legge elettorale è bruttissima anche senza citare il conflitto di interessi negato, non si capisce perché non la si voti senza Berlusconi (i voti ci sarebbero, sono quelli della maggioranza di governo, che è comunque bipartisan, anzi tripartisan, perché unisce parti di destra, centro e sinistra, almeno elettoralmente parlando) e perché non si facciano meglio le cose.

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A volte far saltare gli accordi (con il diavolo) può essere un’ottima idea. Soprattutto se, come in questo caso, al diavolo stai vendendo l’anima. Dei tuoi elettori.

P.S.: un’unica preghiera: non ditemi che non c’è tempo. E che bisogna fare in fretta. Renzi si è impegnato ad andare fino al 2018 e ha – poche ore fa – sostenuto il pasticcio dell’emendamento per cui di fatto in Italia si può andare a votare solo dopo la riforma del Senato, cioè nella tarda primavera del 2015, a essere ottimisti.

P.S./2: ovviamente ho inviato il testo di questo post all’attenzione del capogruppo Roberto Speranza, confidando come sempre nel cognome. Per il bene di tutti.

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