La politica italiana ha sdoganato i Gufi

Ormai il dibattito e il confronto sono sempre più di basso livello. Dal berlusconismo, ai vaffa e ora tutti a chiamare in causa i gufi. Uno sconforto.

La politica italiana ha sdoganato i Gufi
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24 Aprile 2014 - 23.41


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di Emanuele Conegliano

Accantonati ideali e ideologie, emblema di una vecchia politica da dimenticare, abbattute a colpi di machete in nome del pensiero unico le differenze tra destra e sinistra (al massimo possiamo parlare di gradazioni nell’accettazione del capitalismo come sistema immodificabile) ridicolizzate le culture politiche, anche grazie a politici ridicoli, dopo il ventennio berlusconiano fatto di trucco, cerone, slogan da televendita, stiamo per entrare in una nuova stagione neo-giovanilista, sempre all’insegna dello slogan, della televendita, della spendibilità televisiva dei (non) contenuti, anche se non ancora bisognosa – per motivi anagrafici – di trucco e cerone.
Sdoganato il vaffanculo come programma elettorale, siamo ora entrati nell’era del Gufo. Sì, il gufo, il nuovo Convitato di pietra dell’agone partitico-parlamentare, a cui tutti ormai fanno riferimento. Gufo te, gufo io, gufi tutti.
Matteo Renzi: i gufi sono smentiti con hashtag #allafacciadeigufi; seguito dal fedelissimo Ernesto Carbone: adesso anche i gudi smetteranno con tanto di hastag #gufierosiconi. Mentre il povero Gianni Cuperlo è stato costretto a giustificarsi: non gufo contro il Governo.

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Dalle parti di Forza Italia, tramite il responsabile internet del partito, Antonio Palmieri si afferma che “reagiremo come abbiamo sempre fatto, guidati dal nostro presidente, motivati a fare una campagna generosa per le Europee. E smentiremo i tanti ‘gufi’ che ce l’hanno con Forza Italia”.
E i diversamente berlusconiani ora diventato Ncd replicano per bocca del ministro Lupi: “Il Nuovo Centrodestra gioca una sfida fondamentale in queste elezioni europee e il risultato sorprenderà tutti i gufi che dicono che non supereremo il 4%”.

L’uccello del malaugurio come elemento del dibattito. Quasi una trasposizione nelle aule parlamentari di quanto accade in molti stadi, quando il tifoso gufa i rivali. Manca solo il gesto dell’ombrello dopo aver fatto gol e siamo a posto. Povero Bubo, poi diventato gufo, così spesso chiamato a sproposito da una classe politica che non fa altro che peggiorare, anche se pensa di essere “cool”, “smart” e fichissima come mai prima d’ora.

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Povera Italia. Dopo gli anni del malgoverno democristiano, della speculazione edilizia, delle raccomandazioni e del clientelismo, della connivenza con la mafia e la protezione degli stragisti, siamo passati al craxismo, alla politica divoratrice, a tangentopoli che ha prodotto come “purificazione” il ventennio berlusconiano. Ora assistiamo al derby populistico-demagogico all’insegna del Gufo.

Domani è il 25 aprile. La Resistenza che ci ha regalato la Liberazione dal nazi-fascismo e ancora una delle Costituzioni più belle al mondo che è sotto assedio fin dai tempi di Licio Gelli e che adesso, finalmente, può essere sbriciolata.

L’Italia della Liberazione e dei padri costituenti può e deve vivere ancora da qualche parte, anche se oggi sembra essere stata sopraffatta. Per questo, in pieno gufaggio, vaffanculismo e berlusconismo residuale, ho ancora qualche speranza. Per dirla con Calamandrei: ora e sempre Resistenza.

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