La nuova idea per salvare l’Expo, ormai falcidiata dalle inchieste giudiziarie, è vecchia di due anni. L’OpenExpo, il piano di trasparenza promosso da Matteo Renzi, che prevede la pubblicazione on-line di tutte le spese, gli appalti, i contratti, i compensi, i bilanci e bollettini vari, è in realtà stata affossata nel 2012. A spiegarlo per fino e per segno è un articolo del Fatto Quotidiano, in cui Thomas Mackinson torna al 7 marzo di due anni fa, quando per lanciare l’Expo del 2015 si voleva sfruttare un evento ‘Open Data’, che con vetrina l’Italia, mirava a dimostrare come si potesse organizzare qualcosa di grande con i soldi pubblici, senza che nessuno li rubasse. Sotto la guida di Riccardo Luna, primo direttore di Wired, viene formato un Innovation Advisory Board, di cui fanno parte anche il presidente di Stati Generali dell’Innovazione, Flavia Marzano, la scienziata Loretta Napoleoni e la virologa Ilaria Capua. Ma dopo un anno la commissione è inesistente, ma i convocata ed ignorata fino alle dimissioni di Luna, che rivelerà: “Un progetto annunciato e mai realizzato”.
OpenExpo c'era, ma è stato affossato due anni fa
Renzi lancia l'idea di una piattaforma per pubblicare i flussi di denaro, un modo per combattere la corruzione. Una cosa simile era già stata affossata nel 2012.
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16 Maggio 2014 - 11.21
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