Grillo e la politica del terrore

Si parla di Hitler e Stalin ma io avverto accenti che mi ricordano il radicalismo degli anni della ghigliottina. [Giancarlo Governi]

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22 Maggio 2014 - 11.49


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di Giancarlo Governi

Il programma politico di Grillo è inquietante: non mi alleo con nessuno, metto sotto scacco il Parlamento votando sempre contro e soprattutto alzando continuamente la posta e costringendo le forze politiche ad alleanze innaturali e di emergenza che mettono continuamente il governo in un percorso a ostacoli ostico e difficile; scommetto sul fallimento dell’Italia in patria e in Europa e poi raccolgo i cocci fino ad arrivare alla maggioranza assoluta, portato da una turba popolare che raccoglie tutti gli scontenti, di quelli che hanno fondati motivi per essere scontenti e anche di quelli che pur non avendone motivo ce l’hanno con tutti, perché sono tutti eguali, perché è un magna magna generale, perché dobbiamo fargliela pagare a quelli: è la dinamica di ogni movimento qualunquista che impasta in un unico blob motivi di protesta giusti e fondati con i motivi più pretestuosi e fuorvianti.

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A questo punto instauro un governo monocolore che cambia lo Stato e la Costituzione in maniera radicale. In attesa metto in piedi una sorta di tribunale del popolo affidato alla Rete, il Moloch del nostro tempo. Chi saranno gli imputati? Lo decide la Rete: politici in primis, ma anche economisti, imprenditori, manager pubblici, sindacalisti, opinion leader ed anche giornalisti che non si sono uniti alla mattanza intellettuale. Immaginiamo che la Rete trovi capi di imputazione più disparati e anche stravaganti e commini condanne che espongano alla gogna mediatica, e che arriveranno rigorose e puntuali, viste le tendenze giustizialiste e forcaiole dei “cittadini” pentastellati che usano la rete. Ne sanno qualcosa quelli che frequentano face book come strumento di discussione e non soltanto come vuoto strumento di cazzeggio: è sufficiente postare una frase politica che subito si scatena l’assalto dei grillini che presidiano la rete, e fanno degenerare ogni forma di discussione.

A Grillo è stato imputato via via di somigliare a Mussolini, a Hitler e magari anche a Stalin e a Lenin, mettendo i due sullo stesso piano. Sempre da parte di persone, politici e opinion leader che partecipano al pollaio dei talk show, e che non conoscono un’acca della storia. Ma nessuno ha ricordato, anche perché si sono dimenticati di consultare Google o perché la ricerca sarebbe troppo faticosa, di trovare analogie più lontane, nella rivoluzione francese e nel suo periodo finale, quello terribile che gli storici hanno definito del “Terrore”, quando trionfò il radicalismo di Robespierre e di Saint Just, i quali volevano riformare non solo lo Stato in maniera radicale ma anche emendare i cittadini nuovi per una nuova condotta morale, smacchiando il passato dal corpo sociale ma anche dalle coscienze, processando in maniera sommaria e ripulendo le colpe con la “santa ghigliottina”. Sulla quale finirono per salire gli stessi Robespierre e gli stessi Saint Just e persino quel signore che aveva inventato la ghigliottina dandole il suo nome.

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Grillo, in nome di questo neoradicalismo ha trovato qualcosa che prenda il posto dei tribunali del popolo di giacobina memoria ed anche della ghigliottina: il processo in Rete e la gogna sociale, da dove non scorre sangue delle vene ma molto sangue morale.

In questi momenti mi viene da pensare ai Padri Costituenti che di sangue vero ne avevano visto scorrere tanto dalle vene degli italiani e che ci hanno lasciato questa meravigliosa Costituzione. Che tutti calpestano, in attesa che la Rete la cancelli una volta per tutte.

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