Il dopo Jobs act, guerra tra Orfini e Cuperlo

Cuperlo risponde a Orfini, dopo le dichiarazioni del presidente del Pd apparse su articolo pubblicato sul Corriere della Sera.

Cuperlo e Orfini
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26 Novembre 2014 - 15.04


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“‘Primedonne’? No, solo donne e uomini con le loro convinzioni e la loro coerenza”. Così Gianni Cuperlo, su Facebook, ha risposto a Matteo Orfini, presidente del Pd, per alcune frasi sul “Corriere della Sera”. Contestandogli quello e altri giudizi espressi da Orfini anche alla luce del ruolo “di garanzia” che ricopre come presidente del partito. Cuperlo premette di sperare che Orfini smentirà i “virgolettati” apparsi sul quotidiano: “Comunque dici, o ti fanno dire, che la trentina di deputati che ieri non ha votato il jobs act sarebbero delle ‘primedonne’. Poi aggiungi che sarebbero ‘vittime di protagonismo a fini di posizionamento interno'” e poi che “‘questa è tutta gente che ha ingoiato senza dar cenni di sofferenza il voto sul pareggio di bilancio in costituzione e la legge Fornero'”.

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“Perché ti scrivo qualche riga che può darsi tu nemmeno legga? Perché sono impressionato dal tono e dal merito di queste frasi. Perché mi faccio qualche domanda sul retroterra che le sostiene. Tu dici ‘primedonne’. Che ti devo rispondere? Io so che in queste settimane con quelle colleghe e colleghi abbiamo discusso per ore sul merito del provvedimento che ieri non abbiamo votato. So che abbiamo detto pubblicamente, anche davanti a te alla direzione del nostro partito, e poi nel gruppo parlamentare, le ragioni di una distanza dalle scelte che si stavano compiendo in materia di licenziamento, demansionamento e altro.

So che ieri nella pausa dei lavori d’Aula queste colleghe e questi colleghi si sono riuniti in una sala della Camera e lì abbiamo avuto un ultimo confronto. Serio, intenso anche per la tensione e l’emozione dei più. Eravamo parecchi, il tempo era poco e ognuno ha trovato in un paio di minuti il filo della motivazione per una scelta che a tanti è costata, e non poco”.

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Un incontro in cui, ricorda Cuperlo, “si è riconosciuto che alcuni cambiamenti in positivo vi sono stati” sul Jobs act. “Poi quasi tutti hanno aggiunto che quei nodi sospesi richiedevano un atto, un gesto, che desse al nostro partito e al nostro governo il segno di una volontà di cambiare ancora, e nella direzione giusta. Io quelle deputate e quei deputati li conosco tutti, qualcuno da più tempo. Li ascoltavo, li osservavo, mi pareva di capire e cogliere la quota di dispiacere e difficoltà per ciò che stavamo annunciando”.

“Ci tengo a darti una prima delusione: quelle parole le ho dette e le ho dette perché le penso. Vedi caro Gianni, ieri è successa una cosa molto grave. E per me dolorosa”. Così, sempre via Facebook, il presidente del Pd Matteo Orfini conferma a Gianni Cuperlo di aver definito “prime donne” i dissidenti che non hanno votato il jobs act, rincarando che quella scelta mette a rischio la vita del Pd. “Dopo mesi di discussione – ha affermato Orfini – dopo un impegno collettivo nella modifica di un testo importante, dopo un paziente lavoro di sintesi, al momento del voto finale una parte del nostro partito ha deciso di non rispettare le scelte e il lavoro che tutti insieme avevamo fatto”. Ieri, osserva, “ho visto tanti nostri parlamentari farsi carico di una scelta difficile. Con grande dignità e con grande passione. Qualcuno si è commosso per la tensione.

Ma tutti erano convinti che si doveva difendere il lavoro fatto insieme per migliorare il testo. Anche chi aveva dei dubbi su questo o sul quel passaggio. E -come sai bene- su alcuni aspetti li avevo anche io. Lo hanno fatto perchè il jobs act è cambiato in meglio e oggi è un provvedimento utile grazie al lavoro di tutti”. Non solo, rincara Orfini, “quelle centinaia di nostri parlamentari che ieri hanno fatto quella scelta difficile sono la ragione per cui qualcuno ha potuto distinguersi senza che accadesse nulla di irreparabile”. “Se tutti – sostiene il presidente Pd – ci comportassimo come ieri avete fatto voi, questo partito diventerebbe uno spazio politico, e non un soggetto politico (per citare Bersani). E non durerebbe a lungo”.

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