Mentre oggi tutti fanno a gara a prendere le distanze e a fare distinguo, a far discutere c’è una delibera, approvata dalla giunta Comune di Roma poco più di un mese fa, in cui veniva concesso alla cooperativa 29 giugno, ora finita nel mirino dell’inchiesta di “Mafia Capitale”, un immobile di 1000 metri coperti e 2400 metri scoperti, che sarebbero dovuti diventare “in parte sede operativa della Cooperativa ed in parte Centro di accoglienza temporanea notturna per persone in condizioni di grave disagio economico, familiare e sociale”.
E’ scritto nella delibera: Vista la valenza sociale delle attività svolte dalla Cooperativa in tema di inserimento nel mondo del lavoro di persone in difficoltà (giovani, emarginati, invalidi, ex detenuti, etc.), si ritiene di regolarizzare l’utilizzo degli spazi a favore della Cooperativa medesima con un contratto di concessione per la durata di anni 6, rinnovabili, con decorrenza dal 1°/3/2014″.
Il tutto è stato concesso per un canone annuo irrisorio. Ecco cosa c’è scritto: “Il canone annuo è stabilito in euro 14.752,80 e mensile in euro 1.229,40 a decorrere dal 1° marzo 2014, da versarsi in rate trimestrali anticipate di Euro 3.688,20 cadauna, soggetto ad adeguamento biennale sulla base della media degli indici Istat dei prezzi al consumo del biennio precedente, a decorrere dall’annualità 2016”. La cooperativa ha dovuto solo versare immediatamente nelle casse del comune i primi tre mesi di mensilità come cauzione. Altra particolarità: le questioni relative al patrimonio comunale dovrebbero essere oggetto di delibera del consiglio e non della giunta.