di Tino Tellini
E’ bastata una consapevole sparata del leader della Lega Matteo Salvini ” radiamo al suolo i campi Rom” per scatenare specie sul web un dibattito infuocato, dove sono emerse antiche pulsioni e pregiudizi, che trovano come detonatore il grande malessere che sta vivendo il nostro Paese. I Rom sono diventati uno dei capri espiatori perfetti per giustificare la crisi, specie per una parte della politica che deve innanzitutto giustificare se stessa da anni di malgoverno.
Prendiamo il caso della Lega, che se qualcuno se lo fosse scordato, ha governato per anni questo Paese, assieme a Silvio Berlusconi, rubando quanto e più degli altri. Forse non tutti infatti sanno che nel 2008 l’allora Ministro dell’interno ( e della Lega) Roberto Maroni concesse al sindaco di Roma Alemanno un finanziamento di 30 milioni di euro per l’emergenza Rom e che proprio da quel momento cominciò la saga di Mafia Capitale, che ha rivelato un clamoroso intreccio di interessi illegittimi e relazioni pericolose fra criminalità e politica sulla gestione dei Rom, immigrati e clandestini. Non a caso quindi una delle parti più oltranziste del mondo politico come la Lega lancia ora questi slogan, che avrebbero fatto impazzire di gioia Goebbels: lo fa innanzitutto per coprire se stessa come è dimostrato e soprattutto per acquisire consenso in un terreno facile, soffiando aria calda sul fuoco della disperazione della gente, che non si sente più garantita da uno Stato inefficiente, da una giustizia che fa acqua da tutte le parti e da un’impunità diffusa.
Ma davvero i Rom rappresentano un’emergenza in questo Paese? Vediamo qualche dato. In Italia la popolazione Rom è stimata intorno alle 180.000 unità, Di questi 70.000 hanno la cittadinanza italiana ed in moltissimi si sono integrati. La rimanenza è in gran parte costituita da rumeni, apolidi ed ex iugoslavi. Il 60% dei Rom vive in normali abitazioni ed ha perso l’abitudine nomade, il rimanente 40% vive in campi abusivi o attrezzati. I campi Rom diventano quasi sempre delle realtà totalmente estranee al resto della società, in cui spesso ( inutile nasconderlo) prosperano miseria culturale, criminalità ed illegalità diffusa, con legami con la malavita locale e la politica corrotta, che sulla marginalizzazione delle etnie e dei clandestini costruisce lucrosi affari. Il tutto diventa terreno fertile per i cultori dell’odio che hanno interesse a presentare i campi Rom come una minaccia costante dalla quale bisogna liberarsi più in fretta possibile. Lo stato penoso in cui versano i campi non fa che incrementare il malcontento. La politica invece gode e guadagna: più le condizioni dei Rom sono precarie, più arrivano i finanziamenti dalla Comunità Europea. I cittadini si incazzano nei social network, con frasi del tipo ” ci vuole un lanciafiamme”, ” fuori dalle balle” e non si accorgono invece che stanno facendo il gioco proprio di chi come Salvini dagli emarginati si sta costruendo una nuova verginità politica. Ecco quindi partire un’ inconsapevole crociata degli oppressi contro i più oppressi, dei disperati contro i più disperati, in un orgia qualunquista che fa precipitare il nostro Paese nel baratro del passato, quando la crudeltà, l’assenza di simpatia e la mancanza di solidarietà erano caratteri peculiari dello Stato italiano,” che passava dal sentimento fanciullesco alla ferocia più brutale, dall’ira passionale alla fredda contemplazione del male altrui”, tanto per citare Antonio Gramsci. Tutti aspetti che stanno ritornando con prepotenza alla ribalta e forse ci si dovrebbe interrogare sul perchè di questo ritrovato cinismo e perdita di quei valori collettivi che ad esempio caratterizzarono le conquisti morali e sociali degli anni 70. Sparare perciò sui disperati e sui diversi è l’antica soluzione ad opera di una parte della politica per distogliere l’attenzione da problemi ben più gravi. In moltissimi stanno cadendo in questo tranello, ciclicamente rivolto anche agli Ebrei in millenni di storia. Ora da noi è il turno dei Rom, una questione che comunque va affrontata con criterio ed equilibrio, ma soprattutto con serietà ed onestà intellettuale.
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Argomenti: matteo salvini