Renzi: non escludiamo blocco navale in Libia

Il premier Matteo Renzi stamane ha parlato alla Camera per le comunicazioni sulla tragedia del naufragio in vista del Consiglio europeo di giovedì.

Renzi: non escludiamo blocco navale in Libia
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22 Aprile 2015 - 09.08


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Sui barconi non solo famiglie innocenti. “Non tutti i passeggeri sulle imbarcazioni dei trafficanti sono famiglie innocenti. Il nostro sforzo per contrastare il terrorismo in Nord Africa deve crescere per superare questa minaccia, che crea un terreno fertile per il traffico di esseri umani e interagisce pericolosamente con esso”. Così il premier Matteo Renzi.

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Servono iniziative come contro la pirateria. Le operazioni navali dell’Ue nel corno d’Africa hanno con successo combattuto contro la pirateria e un’iniziativa simile deve essere sviluppata per combattere concretamente il traffico di esseri umani nel Mediterraneo. I barconi vanno messi fuori uso, i trafficanti di esseri umani sono gli schiavisti del 21esimo secolo e vanno assicurati alla giustizia”. E’ uno dei punti che il premier Matteo Renzi illustra al New York Times come una delle proposte dell’Italia in vista del consiglio Ue di domani.

Blocco navale. Il governo italiano non esclude la possibilità di arrivare a un blocco navale in Libia. L’approvazione del dispositivo della risoluzione di FI dà infatti al Consiglio di sicurezza dell’Onu il compito di valutare. E la parte della risoluzione di maggioranza in cui lo si vietava esplicitamente è stata cancellata.

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Il premier Matteo Renzi ha parlato alla Camera per le comunicazioni sulla tragedia del naufragio in vista del Consiglio europeo di giovedì. «Permettetemi un sorriso amaro: quando sento in tv “dobbiamo scoraggiare le partenze”, si sappia che non si fa con una dichiarazione nel talk show ma con l’alto commissariato dell’Onu in Sudan e Niger e evitando di inseguire la demagogia come sta facendo larga parte opposizione. C’è un limite allo sciacallaggio».«È importante che le procedure di asilo siano gestite con un team europeo e dai ministri degli esteri e possano estere patrimonio non solo di un paese ma di tutti». «Sono fiducioso che l’Ue possa cambiare passo e fare l’Ue non solo quando c’è da fare il budget». Lo ha detto il premier Matteo Renzi, in aula, augurandosi che il consiglio Ue sia qualcosa di diverso da «un dotto club di specialisti tecnici che sanno tutte le dinamiche geopolitiche ma dimenticano di dare una risposta al dolore».
La questione immigrazione «non si risolve parlando alla pancia della gente, perchè gli italiani non votano con la pancia». «Si dice che così si vincono le elezioni, ma noi non abbiamo paura. Quando si vota siamo sempre pronti a spiegare le nostre ragioni», ha aggiunto il premier ricordando il successo del Pd alle europee proprio nel periodo degli sbarchi.

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“Stavolta il mondo non si è girato dall’altra parte e non è rimasta solo la guardia costiera, per la prima volta dopo tanto tempo il naufragio ha provocato la consapevolezza da parte delle istituzioni internazionali”.

Ban Ki-moon. Apprezzamento per il ruolo dell’Italia e una convinzione comune della “responsabilità condivisa” della comunità internazionale di proteggere migranti e profughi che si imbarcano nel pericoloso viaggio nel Mediterraneo per raggiungere l’Europa: questo il tenore della telefonata tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che sta preparando il vertice Ue di domani, e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Ci vorra’ tempo”. Ban – nel corso della telefonata a Renzi il cui contenuto e’ stato reso noto dalle Nazioni unite – ha sottolineato il bisogno di assicurare un “robusto meccanismo congiunto europeo di ricerca e salvataggio in mare”. Il segretario generale Onu ha anche fatto presente la necessita’ di assicurare percorsi sicuri e regolari di migrazione e accesso a protezione per i migranti. L’emergenza immigrazione è arrivata in Consiglio di sicurezza. In una dichiarazione alla stampa, i membri del massimo organo di governo politico del mondo hanno espresso “forte solidarietà” ai paesi coinvolti dal traffico illegale dei migranti e “profonda preoccupazione” che l’impatto di questo traffico ha sulla stabilità regionale. “La voce dell’Italia e’ stata ascoltata, non solo a Bruxelles ma anche a New York”, ha detto il rappresentante permanente italiano all’Onu Sebastiano Cardi, sottolineando come la dichiarazione del Consiglio sia “un passo significativo in un percorso che passa per il vertice europeo di giovedì per arrivare a misure per debellare il fenomeno del traffico illegale con il sostegno dell’Onu e in una cornice di legalità internazionale”.

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Obama. «Il problema dei rifugiati dalla Libia è il risultato dei conflitti tribali e delle differenze religiose in Libia che stanno creando il caos». Ad affermarlo è il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, intervistato dalla ‘Msnbc’ sulla tragedia avvenuta la notte tra sabato e domenica, costata la vita di centinaia di migranti. Obama, focalizzando l’attenzione sui grandi problemi di instabilità nella regione, ha poi precisato che «il Medio Oriente ed il Nordafrica stanno attraversando cambiamenti che non vedevamo da una generazione. Penso che il mondo islamico stia attraversando un processo in cui si deve isolare e respingere il genere di estremismo che abbiamo visto espresso dall’Is e questo è un progetto generazionale. Ci vorrà del tempo».

Vaticano. Serve una collaborazione «più concreta» dell’Europa. Bisogna «creare le condizioni» nei Paesi di provenienza perchè l’esodo si fermi, «costruire la pace con più dialogo» e «troncare tutta la rete dei trafficanti. Questo è uno dei punti fondamentali: ci sono persone che guadagnano speculando sulle vite di così tanti innocenti». Lo afferma il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in un’intervista alla Stampa. Parolin definisce l’ultimo naufragio «una tragedia enorme», che «fa rabbrividire» e «richiama la responsabilità di tutti, non possiamo rimanere indifferenti»; citando le parole del Papa dice che «c’è davvero bisogno di un coinvolgimento generale, soprattutto dell’Europa». Da parte sua la Chiesa, oltre «a tutta l’opera di promozione sociale», deve fare informazione, «rendendo coscienti dei gravi rischi a cui vanno incontro questi profughi. Mi hanno colpito le interviste con alcuni sopravvissuti: qualcuno pensava che il Mediterraneo fosse soltanto un fiume. Molti non sanno ciò a cui vanno incontro o sono stati ingannati». Infine un richiamo alla sua regione d’origine: «Io spero che i veneti continuino anche in queste situazioni di emergenza a manifestare quello spirito di solidarietà e accoglienza che li ha sempre caratterizzati», «magari dopo sessant’anni di pace e di benessere molti non pensano che i loro genitori o i loro nonni hanno sofferto per le stesse ragioni che oggi muovono tanta gente alla ricerca di lavoro, di pace, di progresso».

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