Maroni: in Lombardia non ci sono tangenti, solo un attacco politico

'La sanità della Regione Lombardia è d'eccellenza'. Così il presidente lombardo Roberto Maroni: 'Tutto quanto è stato scritto sui giornali è un attacco politico'.

Maroni: in Lombardia non ci sono tangenti, solo un attacco politico
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14 Ottobre 2015 - 15.27


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“Finiremo le verifiche degli atti entro oggi. Da quanto visto finora non esistono tangenti pagate per la sanità. La sanità della Regione Lombardia non paga tangenti, è d’eccellenza”. Così il presidente lombardo Roberto Maroni. “Tutto quanto è stato scritto sui giornali è un attacco politico, ha ragione Salvini”. La giunta “non è a rischio”, ha detto Maroni aggiungendo che “non risultano tangenti pagate per la sanità in Lombardia”. “Scoprirete che non c’è stata turbativa d’asta. Sono tutte accuse per ora non riscontrate. Non ci sono tangenti pagate per la sanità in Lombardia”, ripete il governatore.

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Intanto Mantovani si è autosospeso. “Mi dichiaro estraneo ai fatti che mi vengono contestati, domani darò le mie spiegazioni al gip e mi autosospendo dalla carica di vice presidente della Giunta lombarda”, ha detto Mario Mantovani al suo difensore, Roberto Lassini, durante il colloquio in carcere.

La vicenda. Da assessore alla Sanità avrebbe truccato una gara d’appalto da 11 milioni di euro sul trasporto dei malati dializzati. Da sindaco e senatore del Pdl, anche senza raggiungere il livello dell’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan che si sarebbe fatto ristrutturare gratuitamente la sua villa faraonica nel Padovano, avrebbe avuto un architetto a sua “esclusiva disposizione”. Architetto a cui non avrebbe mai versato una parcella per lavori per sé, per il figlio o per la sua attività di imprenditore oppure per il Comune di Arconate, ma che avrebbe ricompensato facendogli ottenere importanti commesse pubbliche in ospedali e scuole. Sono solo alcune delle accuse che ieri hanno portato in carcere per corruzione, concussione e turbativa d’asta Mario Mantovani, vicepresidente della Giunta Regionale lombarda, ma anche ex senatore, ex sottosegretario alle Infrastrutture, ex sindaco di Arconate ed ex coordinatore regionale del Pdl, colui che ai tempi dei processi Ruby, Mediaset e Mills a Silvio Berlusconi riusciva a portare dentro e fuori il Palazzo di Giustizia di Milano centinaia di fan del Cavaliere.

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