Una storia infinita quella dell’addio di Ignazio Marino al Campidoglio. Ieri i sostenitori del sindaco dimissionario hanno [url”manifestato in suo favore”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=80395&typeb=0&roma-in-piazza-per-marino-sindaco-ripensaci[/url]. E Marino non si è nascosto, e ha detto “non vi deluderò”.
Ma Matteo Orfini, commissario del Pd della capitale, non fa troppi giri di parole. Per lui: “È una storia finita”. Orfini, che aveva sostenuto il sindaco dimissionario Ignazio Marino, ora non si fa impressionare. “Non mi è sembrata una rivolta popolare. Né mi sembra che Marino sia vissuto dalla città come un martire” dice Orfini in un’intervista.
Lancia anche un appello a Marino: “Spero che non ritiri le dimissioni. Che eviti questo tritacarne al suo partito e preferisca l’amore per la città. Altrimenti vorrà dire che lo sfiduceremo”. Atteggiamento ridicolo lo definisce Orfini quello di chiamare a raccolta la piazza e chairisce che il sostegno del Partito democratico è la condizione necessaria per andare avanti.
Un sostegno che Marino non ha perché “al Campidoglio – sottolinea Orfini – c’era un pugno di persone, Roma ha 2,5 milioni di abitanti”. E aggiunge che la causa delle dimissioni non sono gli scontrini “ma per tutti gli altri errori”.
Il sindaco uscente intanto studia l’ultima mossa. E se il Pd gli è ormai contro, con tutti i consiglieri allineati e pronti a sfiduciarlo, minaccia il ritiro delle dimissioni e il passaggio in Aula Giulio Cesare per il faccia a faccia finale con il suo partito.
Marino, dunque, non sembra aver abbandonato l’idea di portare la crisi politica in consiglio comunale. Marino è pronto ad usare l’assemblea capitolina come il palcoscenico del suo ultimo atto. Una scena che il chirurgo dem, a questo punto, pensa di interpretare nelle vesti di sindaco, quindi ritirando le dimissioni. Ma lì, tra gli scranni dell’Aula Giulio Cesare, ci sono i consiglieri dem pronti a dimettersi in massa. Addirittura rumors parlano di un’ipotesi azzeramento giunta subito dopo il ritiro delle dimissioni: una mossa in extremis per spuntare un eventuale controffensiva del Pd. Di sicuro il Pd, fiaccato ed estenuato da questo braccio di ferro, vorrà allontanare a tutti i costi l’epilogo in Aula con annessa sfiducia del sindaco. Che da oggi inizia i suoi, forse, ultimi sette infuocati giorni da primo cittadino della capitale. –