Per alcuni è un modo per combattere l’astensionismo, per altri un inutile costo in più. Per altri ancora è una furbata per portare acqua al mulino dei Si al referendum quando lo stesso criterio non è stato applicato al quesito sulle trivelle di aprile in linea con l’invito a non andare a votare del premier-segretario Renzi.
Insomma, è caso sull’election monday, l’ipotesi di allungare l’apertura delle urne al lunedì oltre che per le comunali di giugno anche per il referendum costituzionale di ottobre. Soprattutto per una questione di costi. Se, da un lato, la partecipazione al voto può effettivamente aumentare, a salire saranno anche le spese per le casse dello Stato. Ma dietro potrebbero esserci calcoli politici. Fu il governo Letta a introdurre, tra le varie misure della spending review, il giorno unico per le tornate elettorali. Per questo il raddoppio dell’appuntamento per le amministrative, che sarà deciso oggi con un decreto legge, e l’ipotesi (o qualcosa di più) di votare in due giorni anche il referendum di ottobre, viene criticato duramente dal premier di allora.
Enrico Letta: costo in più. L’ex presidente del Consiglio del governo che introdusse il giorno unico nella sua mossa per la spending review interviente nel dibattito. “La correzione non va fatta””Tornare indietro? Voto in due giorni? Costa 120milioni e tutti votano in un giorno solo. Si eviti questo ulteriore sfregio”. Così l’ex premier Enrico Letta, su twitter ha bocciato la proposta del ministro dell’Interno avanzata ieri in tv. “Mi sembra giusto che per il referendum di ottobre – che può realizzare la più grande riforma dopo la Costituente – si voti anche il lunedì”, aveva sottolineato Angelino Alfano in un’intervista all’Arena, non escludendo neanche una legge che ripristini sempre i due giorni di voto: “Ne discuteremo”, ha detto.
Renato Brunetta: è strumentale. Di diverso avviso Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. “Giudichiamo positivamente, lo avevamo chiesto per primi e in tempi non sospetti, la possibilità di votare in due giorni tanto alle elezioni amministrative di giungo quanto al referendum costituzionale del prossimo ottobre”, scrive su Facebook . “Peccato che questa incredibile retromarcia di Matteo Renzi sia del tutto strumentale e non sia fatta dal presidente del Consiglio per favorire la democrazia o la partecipazione, ma con il solo scopo, secondo lui, di portare acqua al suo mulino.
Il premier ha paura e crede che, votando in due giorni, con una probabile diminuzione dell’astensionismo, il ‘sì’ possa essere favorito. Si sbaglia di grosso. Per di più Renzi, dal ruolo istituzionale che ricopre e che gli dovrebbe imporre maggior equilibrio, tifa partecipazione o astensione in base al tornaconto personale suo e dello sgangherato governo che pro tempore guida. In occasione del referendum sulle trivelle si guardò bene, nonostante gli innumerevoli appelli, a concedere il voto anche nella giornata del lunedì, concorrendo così al non raggiungimento del quorum, decisivo per una consultazione abrogativa. Adesso, in vista del referendum costituzionale di ottobre, cambia completamente atteggiamento e, smentendo se stesso, propone, insieme al suo ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il voto in due giorni. Renzi ha paura di perdere, ha paura di essere bocciato dagli italiani, ha paura di andare a casa”.
No in vantaggio. “Ma i suoi trucchetti non riusciranno a cambiare il corso della storia – aggiunge -. Tutti i sondaggi ormai danno il ‘no’ saldamente in vantaggio. Il trend è completamente cambiato rispetto a qualche mese addietro. L’ultima rilevazione fatta la scorsa settimana da Ixè, istituto diretto da Roberto Weber, ci dice che ad oggi vincerebbe il ‘no’ conquistando il 54%, contro il 46% dei ‘sì’. E il dato attribuito ai contrari a questa ‘schiforma’, aggiungiamo noi, potrà solo crescere nei prossimi mesi. Renzi ha paura. E noi, con il nostro forte e deciso ‘no’ lo manderemo a casa e ripristineremo la democrazia nel nostro Paese”, conclude Brunetta.
Il vantaggio possibile. Ma alcuni esperti dicono che la doppia giornata di votazioni al quesito sulla legge costituzionale favorisca i Sì. Perché i più motivati sono i sostenitori del No e loro andranno sicuramente a votare anche o soprattutto in chiave anti-Renzi. I favorevoli alla riforma invece potrebbero essere più “lenti” a mettersi in moto. Ma la minoranza del Pd, che secondo la versione della Boschi non ha mai una parola buona per l’esecutivo, stavolta sta dalla parte del premier. “La partecipazione è sempre utile e qualsiasi mezzo per farla crescere lo accetto – dice Gotor -. Semmai mi chiedo come fa Renzi a giustificare tante parti in commedia. Un mese fa sulle trivelle ha detto andate al mare, adesso con il raddoppio della data manda il messaggio contrario: andate a votare. Non so se al popolo italiano fa piacere sentirsi dire come si deve comportare a seconda delle situazioni”.
L’altro senatore bersaniano Federico Fornaro, autore di un recente saggio che si intitola proprio Fuga dalle urne, astensionismo e partecipazione elettorale in Italia dal 1861 a oggi , appoggia il decreto: “Credo sia giusto. L’astensionismo italiano è un fenomeno troppo grave e non valgono nemmeno le considerazioni sull’aumento dei costi”. Fornaro però sottolinea l’anomalia italiana. “È verissimo che nel resto d’Europa si vota in una sola giornata. In Gran Bretagna addirittura lo si fa in un giorno feriale. Ma da noi il raddoppio non è una novità”. Stavolta, semmai, qualche dubbio può essere sollevato intorno ai tempi. “Intervenire con un decreto ad elezioni già indette, anzi a tre settimane dal voto non è un principio facilmente digeribile dal punto di vista istituzionale”, osserva Fornaro.
Fassino: se la priorità è la democrazia, nessuno scandalo. “Bisogna capire quale sia la priorità, se è favorire l’affluenza ai seggi, e credo che questa sia una priorità democratica, non trovo nulla di scandaloso a prolungare a lunedì il voto”. A dirlo è il sindaco di Torino e candidato alle amministrative per il centrosinistra, Piero Fassino, intervistato oggi nella trasmissione Coffee Break di La7.
“Soprattutto per il voto amministrativo – aggiunge – c’è una ragione molto specifica, il grande ponte del 2 giugno dal giovedì alla domenica. Permettere di votare anche il lunedì può consentire di votare a chi, per ragioni personali, ha deciso di fare questo ponte, magari prima che si sapesse la data del voto, fissata tardi. E in democrazia uno degli obiettivi fondamentali è di favorire sempre il massimo di partecipazione elettorale”. Anche sull’eventualità del voto su due giorni per il referendum costituzionale Fassino osserva che “si cambia la Costituzione in alcune sue parti, è una cosa importante, abbiamo tutti il massimo di interesse a favorire il massimo di partecipazione. Se vincerà il Sì o il No lo decideranno gli elettori – conclude – ma più ampia è la partecipazione e più l’esito, in un caso o nell’altro, sarà legittimato”.
Zoggia, minoranza dem: uno scandalo. Di diverso avviso Davide Zoggia, deputato Pd della minoranza dem che scrive su Twitter.Scandalosa la proposta di allungare le giornate legate al voto. Ha ragione @EnricoLetta questo Paese non cambia mai”.
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