“Io sono affezionato particolarmente alla prima parte, quella dei diritti e dei doveri, che per fortuna nessuno vuole toccare. Ma sulla parte dell’ordinamento dello Stato intervenire si può, anche tenendo conto della fase storica in cui la Costituzione è nata, dopo un periodo di umiliazione del Paese e delle sue istituzioni”. Roberto Benigni, intervistato da Repubblica, ha dichiarato il suo voto al referendum di ottobre: “Anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il ‘no’, voterò ‘sì'”. “Sono trent’anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni”, dice. In risposta ai timori di autoritarismo, l’attore e regista, replica che “dopo settant’anni di democrazia, se qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell’Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operetta”. E Renzi che punta tutto sul referendum, gli sembra “un giocatore di poker, quelli che si puntano l’intera posta spingendo le fiches con le mani: all in”, ma – scherza – c’è “il trucco all’italiana”: “Renzi non dice mai se perdo vado via, me ne vado. Dice: se perdo vado a casa” e “dov’è casa sua? Lui abita da due anni a Palazzo Chigi”.
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