Si conclude oggi, venerdì 3 giugno 2016, la campagna elettorale per le amministrative 2016. I partiti si contendono Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste e Cagliari, le città più grandi che vanno al voto. Tanti gli indecisi e oggi i big della politica sono scesi tutti in campo per convincere i cittadini perché, soprattutto a Roma e Milano, la partita è ancora aperta e tutta da giocare. Matteo Renzi ha subito voluto porre l’accento sulle comunali, spiegando che quello di domenica “non è un voto sul governo”, ma sono solo le prove generali in vista del referendum costituzionale di ottobre, che deciderà le sorti dell’esecutivo.
Il Pd manda in soffitta per un giorno le polemiche. Tanto che in platea a Napoli, per il comizio finale di Valeria Valente con Renzi e Vincenzo De Luca, c’è anche Antonio Bassolino. E lo stesso Renzi, che sceglie di chiudere a Ravenna, mette da parte le diversità d’idee con Virginio Merola, per sostenerlo a Bologna. Certi di un altro mandato sono invece De Magistris, nonostante le battute al veleno dei giorni scorsi con Renzi, e Fassina.
Beppe Grillo ha fatto un indietro e sul palco di piazza del Popolo, dove il M5s concentra tutte le sue energie per vincere a Roma, è fatto sentire solo al telefono. “Se vinciamo al primo turno Renzi si dimette”, ha suonato la carica la grillina Virginia Raggi, che spera di arrivare almeno al ballottaggio. Sul palco di Roma sono arrivati Dario Fo, Claudio Santamaria. Assente, anche se la sua presenza era stata in qualche modo annunciata dalla stessa Raggi, Fiorella Mannoia. Se Raggi sarà sindaco, assicura Luigi Di Maio, avrà “l’ultima parola su ogni atto”: nessun controllo dall’alto, come invece ha sempre sostenuto il Pd.
I suoi avversari più accreditati, Roberto Giachetti e Giorgia Meloni, hanno trascorso l’ultimo giorno in giro per la Capitale. Stefano Fassina ha scelto il quartiere Centocelle e Alfio Marchini ha chiuso a Ostia.
Il centrodestra tenta di strappare Milano ai democratici (che puntano all’elezione di Beppe Sala) e guarda alle comunali come un test per il futuro. La chiusura della campagna mette però in evidente la distanza che c’è ancora tra Berluscnoi e Salvini che si sono comportati da separati in caa. Il leader di FI decide infatti di non partecipare, se non con una telefonata, all’evento finale della campagna di Stefano Parisi: “Mi spiace che sia lontano da Milano, io tengo all’unità della coalizione”, ha detto Matteo Salvini.
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