“Da subito, ho capito che c’era una montagna da scalare. E dovevo riuscirci da solo. Il partito, purtroppo, più che un risorsa, s’è rivelato una tragica zavorra”. Con queste dure parole rivolte al suo partito, Roberto Giachetti ha commentato la sua sconfitta nella Capitale.
Mafia Capitale, ha detto il candidato a sindaco, “l’ho incontrata ovunque sono andato. L’ho respirata. Una cappa. E, sotto la cappa, sempre gli stessi discorsi della gente: pure voi, Giache’, ce stavate in mezzo pure voi del Pd. E io a dire, a spiegare che abbiamo fatto pulizia, che siamo stati gli unici a farla e, soprattutto, che la mia storia sarebbe stata una garanzia. Anni e anni di lavoro in Campidoglio e mai, dico mai mezzo sospetto, un refolo perfido, niente, mai niente. Mi ascoltavano. Poi mi dicevano: senti, nun è na’ cosa personale. E’ che tu rappresenti il Pd. Ce dispiace, ma nun te votamo”.
“Dopo i cinque tremendi anni di Gianni Alemanno, quando hanno dato fiducia a noi, li abbiamo ripagati con Ignazio Marino. I romani erano e sono furibondi. La Raggi ha rappresentato la vendetta perfetta. E dirgli che sono romano e amo Roma, dirgli che come loro avrei voluto far rinascere questa città, non è bastato”, ha concluso Giachetti.
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