È un pasticciaccio brutto quello a cui si sta assistendo in Campidoglio, con la sindaca Raggi costretta a fare un passo indietro e a rivedere le nomine della prima ora per non rischiare spaccature e/o una faida interna al M5s. Le prime nomine, osteggiate con forza dalla deputata Roberta Lombardi, stanno per finire nel dimenticatoio, dopo l’intervento di Grillo, che nei giorni scorsi ha chiamato Raggi per rimetterla in riga. Ai vertici penta stellati non era piaciuta soprattutto la nomina di Raffaele Marra, vicino alla sindaca, ma in passato vicino anche a Gianni Alemanno, con cui lavorò ai tempi in cui l’ex An era ministro dell’Agricoltura, e che lo volle con sé in Campidoglio, come direttore dell’ufficio delle Politiche abitative. “Devi rimuovere il tuo vice-capo di gabinetto, non va bene, non ce lo possiamo permettere”, ha ammonito Grillo.
La paralisi romana ha preoccupato Beppe Grillo e Davide Casaleggio: il loro intervento, oltre a quelo di Di Mario, ha facilitato la mediazione con il direttorio che ha costretto Raggi a cedere. “Nessuna tensione”, ha però sottolineato la sindaca. Tra le questioni in campo, c’è anche quella di convincere Daniele Frongia, rieletto consigliere, a rinunciare al ruolo di capo di gabinetto – compito che non può essere svolto da un eletto – accettando quello di vicesindaco. “Come vice c’è bisogno di un eletto”, hanno invocato da tempo i parlamentari penta stellati.
Manca ancora la lista definitiva degli assessori. E Raggi ha tempo fino al 7 luglio, termine di legge: certo è che non tutti i tasselli del puzzle saranno pronti per quella data: oltre alla giunta, bisogna anche fare altre nomine, uno staff da completare e centinaia di curriculum che la cittadina-sindaca deve ancora vagliare. Insomma non una prova di celerità per cambiare le cose in breve, come annunciato invece in campagna elettorale dai 5 stelle.
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