Dopo la Catalogna chi imboccherà la strada dell'indipendenza?

Il voto del parlamento di Barcellona sarà impugnato dal governo di Madrid, ma resta il valore simbolico di una rivendicazione che potrebbe trovar emulatori nel resto d'Europa

Catalogna
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Diego Minuti Modifica articolo

7 Settembre 2017 - 07.16


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Il voto – peraltro molto contrastato e con momenti di autentic tensione – con cui il Parlamento della Catalogna ha dato il via libera alle procedure per il referendun sull’indipendenza, al di là delle conseguenze pratiche che avrà, sta acuendo la crisi di tenuta dell’architettura costituzionale della Spagna che si trova, ancora una volta, a fare i conti con una società affatto omogenea, dove le divisioni culturali (per qualcuno anche etniche) sono il terreno per spinte che vogliono demolire lo Stato,  nell’accezione attuale.
Il voto sul decreto di indizione del referendum sicuramente sarà inficiato dal tribunale costituzionale- cui si rivolgerà il governo centrale – perché, a lume di naso, ha come obiettivo quello di mutilare la Spagna di una porzione di territorio, tacendo delle persone che la abitano. Un vulnus inaccettabile per Madrid, che però non deve essere visto soltanto come il tentativo degli indipendentisti di rialzare la testa, ma come il pericolo cogente che hanno le società occidentali colpite dalla crisi economica ed in cui il populismo (non quello politico, ma quello becero che vira verso la xenofobia e, ineluttabilmente, verso il razzismo) trova linfa. Non è il caso della Catalogna – che rivendica lingua e culture differenti e magari anche un tessuto economico più vivo del resto del Paese – , ma il suo esempio potrebbe spianare la strada ad altri tentativi per staccarsi dalle Madrepatrie di turno. L’equilibrio spagnolo, come l’appartamento dell’omonimo film, non è frutto di una scelta condivisa di abitare tutti nella stessa casa, ma della necessità di trovare un modo per farceli restare. A dispetto delle differenze che c’erano, ci sono e probabilmente ci restaranno.
Oggi, quindi, la Catalogna. Ma altre porzioni d’Europa (anche in Paesi da questo punto di vista insospettabili) spingono verso l’autoderminazione, come la Scozia, mentre i referendum di casa nostra sembrano più un contentino verso gli irriducibili che non invece il vero desiderio di staccarsi, di andare per la propria strada. Ma un conto sono la Catalogna (come la Galizia e i Paesi Baschi, i quali ultimi hanno rinunciato alla ribellione armata, ma cercano ancora l’indipendenza) e la Scozia (come il Galles), un altro è la Lombardia, che forse ha un’economia propria, ma certo non la cultura originale tale da giustificare la brama di indipendenza.

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