Una vicenda che Barbara Vinci aveva deciso di non rendere pubblica, fino a questi giorni. Ma poi «il clima avvelenato che si è creato alla Gaiofana», così come in altri quartieri di Rimini, in seguito al dibattito sulle aree nomadi, ha spinto il consigliere del Pd a rivelarlo sui social: «Mi hanno negato di entrare nel bar».
Ecco l’intervista apparsa ne Il resto del carlino a firma di Manuel Spadazzi.
Ci spiega esattamente com’è andata?
«E’ successo pochi mesi fa, alla Gaiofana. Sono entrata nel bar Gigi dove vado da una vita, quando alcuni clienti mi hanno apostrofata pesantemente e poi hanno avuto il coraggio di dirmi, con toni piuttosto accesi: ‘Tu qui non entri, devi stare con i nomadi’».
Chi sono le persone che l’hanno attaccata?
«Sono residenti, è gente del posto, che conosco da anni. Persone che mi attaccano solo perché, in quanto consigliere comunale del Pd, sarei fra i responsabili del piano nomadi che il Comune sta portando avanti».
Il gestore del locale si è accorto di quanto è accaduto?
«No, non credo. Altrimenti sarebbe intervenuto, credo».
Da allora è più tornata nel bar?
«Non ci ho più messo piede, no. E mi dispiace, tanto, sia per l’affetto che mi lega personalmente a quel luogo, visto che il bar Gigi è stato gestito per anni da mio padre, sia perché quel locale rappresenta un punto di riferimento e di incontro in una piccola frazione come la Gaiofana».
Secondo l’analisi del voto seggio per seggio, a Rimini alle ultime politiche il Pd ha fatto peggio nelle zone dove si è acceso il dibattito sulle aree per i nomadi. Che idea si è fatta?
«Sicuramente la vicenda ha pesato sulle scelte dei riminesi alle urne, ma non si dovrebbe mai arrivare a certi livelli. Io sono consigliere dal 2016: non credo di dover vivere il mio impegno politico come una colpa».
Uno dei protagonisti del comitato contro i nomadi, Marco Siliquini, ha confessato di aver votato per il centrodestra dopo essere stato a lungo fedele alla sinistra.
«Ho forti dubbi che Siliquini sia stato un elettore del centrodestra. Alla Lega consiglierei di abbassare un po’ i toni».