Va bene difendere l’indifendibile. Ma non c’è un limite? Parliamo di una gestione (quella di Matteo Renzi) che a parte il successo alle Europee poi ha perso tutto quello che si poteva perdere. Roma alla Raggi dopo aver fatto dimettere Marino, la Sicilia a Musumeci dopo la liquidazione di Crocetta e l’imposizione di un candidato non condiviso, la Liguria a Toti, una città simbolo della sinistra come Genova al centro-destra con vice-sindaco mezzo fascista. Referendum perso. E alla fine un bilancio ben più misero di Bersani che fu praticamente sbeffeggiato.
Ma a sentire la riflessione dei renziani della prima o dell’ultima ora sembrare le cause della mazzata elettorale non siano state comprese. E invece di assumersi le responsabilità di aver perso il voto di molti lavoratori o dei ceti popolari, si dà la colpa a chissà chi se non a chi ha condotto il partito con pugno di ferro, ha usato la Rai per apparire più di Berlusconi e ha ghettizzato la minoranza interna.
Ma cosa ha detto Orfini: “Io ieri ero a Scafati. Noi abbiamo bisogno di riflettere e pensare insieme, guardarci negli occhi e dire la verità. Siamo in una situazione particolare, veniamo da una sconfitta durissima, è una delle peggiori dal dopoguerra ad oggi. Non credo sia giusto accollare tutte le responsabilità a Renzi, ogni dirigente deve sentirsi responsabile, come ognuno che ha avuto un ruolo di governo”. Lo ha detto Matteo Orfini, presidente del Pd, parlando ad un dibattito al circolo Pd Trionfale-Mazzini a Roma.
“A cascata ognuno ha un pezzo di responsabilità, non possiamo pensare di uscirne con processi o far finta che nulla sia successo. Penso che questa sconfitta sarebbe arrivata prima senza Renzi, in altri Paesi è arrivata prima”, ha aggiunto.
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