Per completare l'opera Renzi bombarda le macerie del Pd

Il 'bomba' ha dimostrato che le sue dimissioni erano finte. Resterà fino a quando la sinistra non sarà totalmente distrutta e potrà farsi il suo partito personale liberista

Renzi e Marchionne
Renzi e Marchionne
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30 Aprile 2018 - 14.54


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Nipotina di Mubark a parte, ogni giorno che passa le similitudini tra Renzi e Silvio Berlusconi appaiono sempre più evidenti. Non solo perché il rottamatore è diventato nemico giurato dei sindacati (in particolare modo della Cgil) non solo perché è riuscito in quello che Berlusconi non era mai riuscito, ossia abolire l’articolo 18 e nei rapporti tra imprenditori-lavoratori dare ai primi il coltello dalla parte del manico rendendo tanti dipendenti ricattabili. Non solo per il proclama/bugia del milione di posti di lavoro, che se fossero stati veri avrebbero garantito al Pd il voto di molti giovani, che al contrario se ne sono ben guardati. Ma soprattutto per la capacità di fare terra bruciata al proprio intorno agendo da padre-padrone e delegittimando i suoi possibili successori.
Berlusconi lo ha fatto con tutti i ‘delfini’, ultimo dei quali Alfano, Renzi lo ha fatto con la precedente dirigenza del Pd, finita ai margini, in esilio e in Liberi e Uguali, ora delegittimando in maniera volgare e arrogante il suo ex braccio destro, ora reggente Martina, un altro che ha sperato di dare un volto umano al renzismo che, in realtà, è l’espressione di arroganza e di tutti una serie di valori che sono l’opposto delle idealità di sinistra e che solo un partito degradato in un ricettacolo di opportunisti e di affaristi e signori delle tessere che compravano i voti nelle varie primarie ha potuto impunemente accettare.
Eppure è difficile immaginare una rinascita della sinistra al di fuori del Pd. Ma un Pd che cambi totalmente rotta, scelga i lavoratori e non i ricchi, le periferie e non i salotti e il coraggio rispetto allo scimmiottare la destra, salvo poi cantare una volta l’anno Bella Ciao per darsi una verginità.
Ora Renzi ha bombardato le macerie del Pd. Macerie, tra l’altro, da lui stesso provocato quale Attila della politica.
Bersani, per aver perso d’un soffio le elezioni, fu crocifisso. Renzi, con l’esclusione delle Europee, ha perso tutto quello che si poteva perdere. Roma ai 5 stelle, Genova, Liguria, la Sicilia, il Referendum con il capolavoro di portare il partito democratico sotto il 20%.
Poi la farsa delle finte dimissioni mentre partito e gruppi parlamentari sono rimasti saldamente in mano a lui tramite i suoi fedelissimi, che nel frattempo hanno logorato Martina facendo trapelare sui giornali giudizi poco lusinghieri sul suo conto: un incapace.
Quale la credibilità di Renzi? Uno che aveva annunciato l’abbandono dalla politica se avesse perso il Referendum (“perché non sono come gli altri…”) e che sta ancora a dare gli ordini. Uno che si è dimesso da segretario del Pd dopo la Caporetto elettorale ma che ha voluto dimostrare che l’unico che conta è lui.
Se il piano di Renzi è quello di distruggere la sinistra (merito che gli ha pubblicamente riconosciuto Berlusconi) e farsi un partito personale neo liberista, gli altri che fanno? Resteranno ostaggi del padrone o avranno un sussulto di dignità?

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