Renzi chiude al M5s (e pure a Martina). Di Maio: la pagherà

L'ex segretario intervistato da Fabio Fazio: "Non siamo disponibili a diventare soci di minoranza della Casaleggio associati". La sinistra Dem infuriata

Matteo Renzi
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30 Aprile 2018 - 07.12


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Ieri sera ospite da Fabio Fazio su Rai Uno, Matteo Renzi ha chiuso ogni possibile accordo con il M5s. “Siamo seri, chi ha perso le elezioni non può andare al governo. Il Pd ha perso, io mi sono dimesso: non possiamo pensare che i giochetti dei caminetti romani valgano di più della scelta degli italiani. Chi ha vinto, deve assumersi la responsabilità e governare”, dice Renzi, che non esclude un incontro con il leader del Movimento 5 stelle, ma dice un categorico ‘no’ al sostegno all’esecutivo: “Un incontro con Di Maio sì, la fiducia a un governo M5s no. Non siamo disponibili a diventare soci di minoranza della Casaleggio”. E la sua posizione, dice Renzi, è condivisa dalla maggior parte dei senatori dem: “Su 52 senatori Pd, almeno 48 devono votare a favore. Io di disponibili alla fiducia a Di Maio non ne conosco uno”. Poco dopo le dichiarazioni di Renzi, arriva un post di Di Maio su Facebook: “Il Pd non riesce a liberarsi di Renzi nonostante l’abbia trascinato al suo minimo storico prendendo una batosta clamorosa. Altro che discussione interna al Pd. Oggi abbiamo avuto la prova che decide ancora tutto Renzi col suo ego smisurato”, si legge in un post su Facebook. E aggiunge: “Noi ce l’abbiamo messa tutta per fare un governo nell’interesse degli italiani. Il Pd ha detto no ai temi per i cittadini e la pagheranno”.
Molte le reazioni dopo l’intervista di Fazio all’ex segretario. “Per Renzi non è successo nulla, è fermo al 4 dicembre del 2016”. E’ critico Francesco Boccia, della minoranza Pd, sulle parole dell’ex segretario: “Se avesse a cuore l’interesse del Paese prenderebbe in considerazione la formula dell’appoggio esterno”, dice intervistato dal Corriere della Sera. E a La Stampa aggiunge: “Siccome il nostro non è un partito di proprietà di nessuno, quando sarà terminato il confronto capiremo cosa è giusto fare”. “Dice che si è dimesso da tutto – aggiunge – Ma mi pare che abbia fatto un’intervista di uno che pensa di non essersi dimesso da nulla. Invece abbiamo un ottimo presidente del Consiglio, che è Gentiloni, e un segretario reggente, Martina, che sta facendo bene. Aiutiamoli, anziché dirgli cosa devono fare. Io voglio bene a Renzi e vorrei tornasse a dare una mano al Pd. Gli chiedo di ritrovare il sorriso di 5-6 anni fa”. Critico anche Gianni Cuperlo, leader di Sinistra Dem intervistato da Radio Capital: “Il tema è cosa è un partito e cosa è il Pd. Renzi, come senatore, ha diritto di esprimere la sua opinione. Ma dopo risultato disastroso del 4 marzo non è stata fatta una discussione, si sarebbe dovuta convocare la Direzione tre o quattro volte e discutere insieme e invece si è rimosso tutto. Vedendo ieri Renzi sono rimasto dispiaciuto, quella discussione andava fatta in Direzione, invece commentiamo una intervista attesa come una partita di calcio, ma così un partito si spegne”.

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