Sull’applicazione dell’articolo 92 si può discutere. Ma quello che è certo è che i giovanotti che stanno per dar vita alla maggioranza di governo mostrano che – come tutti i gruppi autoritari – le regole della democrazia sono vissute come un ostacolo da spianare.
E il problema va oltre a Savona o non Savona: “Nessun leader degno di questo nome, e di una decente democrazia, può permettersi di tentare di imporre, con una sorta di tonante e assurdo ‘assedio’ al Quirinale, le sue pretese riguardo a decisioni e nomine che rientrano nelle prerogative proprie del massimo garante delle nostre Istituzioni democratiche e della legalità repubblicana”.
Lo ha detto il direttore di Avvenire Marco Tarquinio in un editoriale di prima pagina sul braccio di ferro sul governo, dal titolo “Oltre l’assurdo assedio”. “Il presidente Mattarella – prosegue il giornale dei vescovi – sta agendo da arbitro, con saggezza e misura, interessato solo al bene comune e al buon funzionamento del serissimo ‘gioco’ della politica. Politica che è certamente potere, ma che dovrebbe essere sempre servizio e arte dell’equilibrio utile, giusto e necessario”. “Osiamo credere – aggiunge Tarquinio – che il molto loquace e aggressivo segretario della Lega e il sibillino e ultimativo leader del M5s riescano, ognuno per la propria parte, a dimostrare senso del limite indispensabile per governare e pieno rispetto di quella Costituzione sulla quale potrebbero essere chiamati presto a giurare solennemente come ministri”. “E osiamo sperare – conclude il quotidiano della Cei – che colui che viene ‘usato’ come testa d’ariete in questo rovente attacco al Colle, il professor Paolo Savona, si sottragga all’incresciosa diminutio capitis”.
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