Il problema dei cinque stelle, che del web hanno fatto la loro arma principale, è quello di non capire come funziona, il web. Sembrano non capire che quando una cosa la scrivi su internet lì rimane, se nessuno si dà la pena di cancellarla. È così che l’Espresso ha scoperto i tweet di Enrico Esposito, un mix della peggior omofobia e razzismo da osteria scritti da quello che è attualmente vicecapo dell’ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico, nominato dall’amico di vecchia data Luigi Di Maio.
Ora, della surreale difesa di Esposito (“non ero io ma il mio alter ego, Gianni il Riccone”) abbiamo già parlato. Quello che è interessante è come la bufala, confezionata in fretta e furia, ci permetta di dare uno sguardo a come funziona la macchina crea fake news dei cinque stelle, e chi sono i suoi capoccia, i responsabili della comunicazione grillina.
La storiella di Gianni il Riccone si accompagna a un atteggiamento che in queste ore sembra il leitmotiv di tutto il Movimento: screditare l’Espresso. Seguendo l’esempio di Di Maio, che sostiene che il gruppo Espresso (che non esiste più da un paio d’anni) stia morendo perché pubblica solo fake news (cose, entrambe, non vere, come avevamo scritto qui), da ieri due siti vicino ai cinque stelle stanno ripetutamente diffondendo una storia dal titolo: “M5S, caso Enrico Esposito: L’Espresso crea la bufala, il web piddino rilancia” del giornale online Silenzi e Falsità.
M5S, caso Enrico Esposito: L’Espresso crea la bufala, il web piddino rilancia https://t.co/fBVg7cPXp5
— Pietro F. Dettori (@niedro) October 12, 2018
Di Silenzi e Falsità avevamo già parlato: si tratta di una piattaforma online fondata da Marcello Dettori, guarda caso fratello del Pietro del tweet riportato qui sopra. Abbiamo avuto modo di conoscere i fratelli Dettori quando abbiamo parlato di Marcello Foa, attuale presidente della Rai e spesso ospite del giornale, che è stato manager di punta del Corriere del Ticino, giornale poi assorbito da MediaTiHolding, un gruppo cliente proprio di Marcello Dettori, consulente di punta della comunicazione 5 stelle.
Il secondo sito impegnato a rilanciare la bufala è Ballespaziali.it, gestito da Fabio Papurello, aspirante candidato cinque stelle, che scrive: “”Di Maio ha un collaboratore omofobo? No, è l’ultima bufala dell’Espresso”.
Ora, appare molto evidente come basta una conoscenza di internet elementare e una bravura da enigmista livello “unisci i puntini” per capire come funziona questa ben poco strutturata macchina sforna bufale. Il punto è che, e con la storia incredibile di Gianni il Riccone ne abbiamo avuto testimonianza, i cinque stelle e i bufalari loro scherani non si pongono più neanche il problema di risultare credibili: l’obiettivo è far girare la fake news, il più velocemente possibile, lasciare che si installi nelle menti ancora fresche e poco abituate alla lettura dei giornali con giusto spirito critico. La domanda, importantissima, è: siamo davvero arrivati al punto di far passare come niente fosse certe idiozie senza aprire bocca? Perché se è così, ci vediamo costretti a modificare la frase iniziale: i cinque stelle, come funziona il web, lo hanno capito benissimo. Ad avere i problemi siamo noialtri.