Emilio Ricci vice-presidente dell'Anpi: il decreto Salvini produce razzismo

L'avvocato ed esponente dell'Associazione partigiani denuncia: quel testo genera discriminazioni ed è una forma di aparthedi giuridico. Un convegno per denunciare la deriva autoritaria

Il cartello di accoglienza di Riace con il sindaco Mimmo Lucano
Il cartello di accoglienza di Riace con il sindaco Mimmo Lucano
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15 Ottobre 2018 - 15.24


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Stefano Miliani

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Il cosiddetto “decreto Salvini”, quello sulla sicurezza e l’immigrazione, allarma l’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia. Al di là del testo “Come Anpi ci preoccupa per il clima che quel testo ha prodotto: ormai viviamo in una condizione di patente razzismo e trattamenti discriminatori verso i migranti”. Lo dice a Globalist.it Emilio Ricci, vice presidente dell’Associazione nazionale partigiani, avvocato da sempre impegnato in battaglie di civiltà, legalità ed eguaglianza di diritti.

Quel decreto legge legittima episodi come il caso della mensa di Lodi inaccessibile ai figli di immigrati?

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Premetto: l’immigrazione è un fenomeno a mio avviso gestito sempre male, anche dai precedenti governi, sia nell’informazione che sotto il profilo della gestione di una realtà ben diversa da quella rappresentata. Nessuno ha mai spiegato cosa succedeva nei paesi da cui queste persone andavano via, le situazioni drammatiche in Libia o in altri Paesi dell’Africa, o dove vivono regimi di torturatori, dove o ti adatti o sei da eliminare, da torturare. È questo il problema. E la cattiva lettura della popolazione del fenomeno oggi consente a persone come Salvini, ma non soltanto a lui, di giocare un proprio ruolo aggressivo. Come abbiamo visto è un ruolo elettorale di tipo propagandistico. I problemi sono complessi, e la vicenda di Riace lo dimostra: il decreto che volevano fare per demolire l’iniziativa non lo hanno più portato avanti.

Non lo hanno portato avanti a causa delle proteste o per problemi anche tecnici?

Per formazione valuto gli aspetti tecnico giuridici. Ci sono aspetti tecnico-giuridici e di carattere politico, oltre all’incapacità di poter portare avanti la situazione oltre un certo limite. Come si è visto sui 70 migranti salvati in mare e poi portati in Italia.

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Come definisce la situazione attuale?

Preoccupante. La gente non approfondisce perché non se ne interessa, tende a farsi guidare da una posizione oppositiva, generica e poco motivata, di una parte politica. Gli altri problemi sono e restano tutti sul tappeto.

Nel decreto si abolisce la protezione umanitaria verso chi chiede asilo? Possono farlo?

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Il potere di legiferare lo ha il governo con un decreto legge che va approvato dal Parlamento, ma intanto va in funzione, per cui il potere della decretazione d’urgenza è nelle mani dell’esecutivo. Negli ultimi anni, e non solo da questo governo, la decretazione d’urgenza è stata utilizzata molto. È un discorso più generale che ha svilito il ruolo del Parlamento. D’altronde questo parlamento non mi pare lavori molto.

Voi avete criticato il decreto: come mai?

Facciamo una battaglia per i diritti costituzionali di tutti e la nostra Costituzione comprende anche i diritti degli stranieri.

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La Costituzione non fa distinzioni etniche o d’altro tipo, i diritti devono valere per tutti.

Certo. Dietro questi atteggiamenti si nasconde un profilo razzista sempre più presente. Non dimentichiamolo, le leggi razziali promulgate dal fascismo nel 1938 hanno determinato la discriminazione prima, poi la deportazione degli ebrei. Le preoccupazioni dell’Anpi sono molto forti, serie e fondate. Anche per questo il 22 a Roma facciamo un incontro pubblico all’Istituto Luigi Sturzo, “L’apartheid giuridico”.

A proposito del vostro appuntamento, quanto incide la reazione di parte di dell’opinione pubblica? In Parlamento non è stata debole?

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L’Anpi non è una associazione che fa politica in senso tecnico, ma in un momento di debolezza dell’opposizione politica ci troviamo a svolgere un ruolo in parte di vocazione, statutario, dall’altro di riempimento di un vuoto anche politico. Siamo molto attenti alla nostra posizione di autonomia, però oggi facciamo una battaglia per esempio sul nuovo antifascismo, contro le manifestazioni di apologia che avvengono in molte realtà. Non c’è il supporto di una opposizione dei partiti altrettanto pregnante. La sinistra mi pare sia molto alla ricerca di una propria identità e in qualche modo l’Anpi si trova a completare questo momento difficile, con i nostri mezzi e la nostra forza.

Avete registrato un aumento di giovani iscritti, vero?
Certo, un aumento anche significativo. La gente cerca una modalità di opposizione a certi comportamenti razzisti e autoritari, vuole esprimere il proprio dissenso. Infatti abbiamo ricevuto richieste di iscrizioni dal mondo dei giovani e dal mondo intellettuale, dai professionisti, perché una battaglia anti razzista e anti fascista diventa politica. Prendiamo la difesa della Costituzione: sentiamo frasi come “me ne frego” che erano espressioni di un altro mondo per fortuna passato e che speriamo non ritorni.

Il rischio che quel passato torni esiste?
Tornerà con atteggiamenti e modalità diversi ma oggi il ragionamento è complicato da una cosa: nel paese c’è molta difficoltà, ci sono grossi problemi economici, nella vita quotidiana, e questo genera una significativa esasperazione le relazioni. Le persone sono molto più spinte sul piano dell’aggressività, il che induce ad avere atteggiamenti favorevoli verso chi spinge su queste cose, come quando si dice “chiudo porti e aeroporti”. Si vuole rimandare la gente a casa senza un ragionamento più strutturale… Chi delinque non dico vada tenuto nel Paese ma deve avere la possibilità di integrarsi in una realtà complessa.

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Se si scalfiscono i diritti di una categoria poi non rischiano di essere scalfiti per tutti?

Certo, è uno dei rischi. Oggi ci si batte contro un diritto che attiene a una categoria più debole come i migranti, domani può diventare un fenomeno più generale e più diffuso verso categorie più disagiate. È una realtà molto complessa dove noi cerchiamo di tenere aperti gli occhi. Si parla di modifiche della Costituzione. Fortunatamente serve un meccanismo complesso, serve un referendum, ma c’è anche da registrare un livello culturale del parlamento molto più basso di prima. C’è gente eletta quasi per caso. Non devono andarci solo laureati, sono importanti i criteri di formazione nella propria vita, però serve gente con una sua esperienza conoscitiva, che si mette a studiare e a imparare, umilmente. Tanti sono così, tanti non sanno di cosa parlano.

L’Apartheid giuridico: incontro pubblico dell’Anpi a Roma sul decreto “sicurezza e immigrazione

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Il sito dell’Anpi. Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

 

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