Renzi contro il Pd: Franceschini e Martina volevano accordarsi con M5s, io dissi no
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Renzi contro il Pd: Franceschini e Martina volevano accordarsi con M5s, io dissi no

L'ex rottamatore rottamato ancora contro i suoi ex colleghi di partito che ritiene responsabili del crollo elettorale. Autocritica zero.

Matteo Renzi e Matteo Orfini
Matteo Renzi e Matteo Orfini
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3 Novembre 2018 - 12.01


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“Quando la mattina del 5 marzo mi chiamò Franceschini per dirmi in modo sbrigativo che dovevo andarmene, capii che c’era una parte del Pd che fin dalla notte elettorale immaginava che noi dovessimo metterci d’accordo con i 5 stelle. C’era un’ala della vecchia sinistra democristiana che si poneva di romanizzare i barbari”.
Nel nuovo libro di Bruno Vespa, Matteo Renzi ricostruisce il fallimento della trattativa con il Movimento 5 Stelle per la partecipazione del Pd al governo.
L’ex leader Pd ricorda i suoi incontri con gli emissari del movimento: “Avemmo un dialogo molto civile. Volevano un accordo che partisse da Di Maio premier. Non mettevano veti, anzi si auguravano che portassi la mia esperienza in Italia o all’estero. Manco morto, risposi, io non ci sono, noi non ci siamo”.
“Appena vidi che si stava stabilendo una intesa tra Martina e Fico – ricorda ancora Renzi – mi accorsi che si era creato un sistema. La strategia era molto chiara: mettevano la pallina dell’accordo su un piano inclinato, non rendendosi conto che nella base del Pd nessuno voleva l’accordo e speravano che fosse troppo tardi per dire no. Questa scelta sarebbe stata una follia e l’ufficializzazione del bipolarismo populista: Lega contro 5 Stelle e noi a fare i portatori d’acqua. Eravamo una diga contro il populismo e questa diga è stata corrosa all’interno prima di essere distrutta da fuori. Il fuoco amico più che 5 stelle ha sconfitto il Pd, chi mi ha fatto la guerra sono stati i miei, sempre. 
Di Maio e Salvini hanno potuto muoversi in totale libertà e autonomia. Io non ho ricevuto alcun sostegno. E’ una cosa sconvolgente”.
La colpa è degli altri, autocritica zero. Poi, magari, qualcuno troverà una spiegazione del fatto che molti ex elettori di sinistra se sentono la parola Renzi diventano di cattivo umore

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