Congresso Pd: ecco chi sta con chi
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Congresso Pd: ecco chi sta con chi

Se l'ex premier si tiene lontano dalla battaglia congressuale, i suoi stanno lavorando per l'ex ministro dell'Interno.

Zingaretti e Martina
Zingaretti e Martina
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3 Dicembre 2018 - 09.04


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A volerla raccontare come un calciomercato, il vincitore della campagna acquisti del congresso dem è Nicola Zingaretti. Ha strappato big, qualche fedelissimo, intere correnti alla imponente maggioranza renziana che ha retto il Pd negli ultimi anni. Areadem di Dario Franceschini è passata quasi in toto con il governatore del Lazio. Come l’ex premier Paolo Gentiloni. Gli ex ministri Andrea Orlando e Roberta Pinotti, l’ex capogruppo al Senato, Luigi Zanda. Solo per fare qualche nome.

E pure Maurizio Martina ha centrato diversi nuovi innesti in squadra. Dai Giovani Turchi di Matteo Orfini, presidente Pd nell’era renziana, a Matteo Richetti, Graziano Delrio, Debora Serracchiani fino ad arrivare a Tommaso Nannicini, consigliere economico di Renzi a palazzo Chigi. Al netto dei riposizionamenti, però, quello che resta della maggioranza di un tempo, non è poco e punta su Marco Minniti. Se l’ex premier si tiene lontano dalla battaglia congressuale, i suoi stanno lavorando per l’ex ministro dell’Interno. Tanto che viene confermato il ruolo di Luca Lotti, come anticipato dall’AdnKronos, come coordinatore della mozione.
Minniti ha dalla sua il 60% dei gruppi parlamentari, 548 sindaci che hanno sottoscritto la sua candidatura, personalità che hanno avuto un ruolo di primo piano nel Pd in questi anni: non solo Lotti, ma Lorenzo Guerini, Ettore Rosato, Antonello Giacomelli per citarne alcuni. Un quadro movimentato, dunque, in cui per la prima volta nei dieci anni di vita del Pd, non c’è un vincitore precostituito. E sebbene Zingaretti parta da favorito, l’esito delle primarie non è affatto scontato. E non è scontato neanche che uno dei candidati raggiunga il 51% ai gazebo. In questo caso sarà l’assemblea dei delegati (eletti in modo proporzionale nelle liste a sostegno dei candidati) a decidere.

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Zingaretti, dunque, come vincitore della campagna acquisti al congresso. Big e capicorrente, da cui parte una filiera che si ramifica sul territorio, tra dirigenti e amministratori locali: l’appello per il presidente della Regione Lazio è stato sottoscritto da oltre 200 sindaci. Fino ad arrivare a ‘pescare’ anche nella cerchia dei renziani della prima ora. E’ il caso di Rosa Maria Di Giorgi, ex vicepresidente del Senato, o Elisabetta Gualmini, vicepresidente dell’Emilia-Romagna, che si sono congedate dal loro passato di ultra-renziane e sono sbarcate sul fronte Zingaretti.

Sul fronte Martina sono invece sbarcati i Giovani Turchi di Orfini. L’ex presidente del Pd, immortalato con Renzi al Nazareno (foto di Filippo Sensi) alla Playstation durante lo spoglio delle regionali 2015, ora gioca un altro match. Come Tommaso Nannicini, pezzo da novanta degli anni del renzismo. C’è poi il ticket con Matteo Richetti che porta a Martina anche l’appoggio dei cosidetti ‘renziani non allineati’. Graziano Delrio, capogruppo dem alla Camera, ha lavorato all’operazione. Pure il cuperliano Andrea De Maria è già della partita, in attesa si pronunci lo stesso Cuperlo.

E altri nomi potrebbero arrivare. Ci sono i presidenti di regione, per dire. Per ora si sono schierati solo l’umbra Catiuscia Marini con Minniti e il marchigiano Luca Ceriscioli con Zingaretti. Ambienti renziani danno Vicenzo De Luca e Sergio Chiamparino vicini all’ex ministro dell’Interno. Dal fronte Zingaretti, invece, si confida sull’appoggio del calabrese Mario Oliverio. No news sull’emiliano Stefano Bonaccini. E, al momento, non è arrivato neanche alcun endorsement da Michele Emiliano. Sebbene in corsa ci sia il ‘suo’ Francesco Boccia.

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Frutto delle liste fatte da Renzi segretario, i parlamentari che fanno capo al senatore di Scandicci sono la stragrande maggioranza. E di conseguenza nei gruppi dem, il candidato più forte è Minniti. Su 111 deputati, una sessantina stanno con l’ex ministro. A palazzo Madama su 52 senatori, 30-32 sono con Minniti.

A Montecitorio schierati con l’ex titolare del Viminale ci sono Alessia Rotta, Emanuele Fiano, Alessia Morani, Anna Ascani, Michele Anzaldi, Francesca Bonomo, Maria Elena Boschi, Enrico Borghi, Laura Cantini, Stefano Ceccanti, Piero De Luca (figlio di Vincenzo), Roger De Menech, Marco Di Maio, Silvia Fregolent, Davide Gariglio, Roberto Giachetti, Antonello Giacomelli, Lorenzo Guerini, Luca Lotti, Pietro Navarra, Luciano Nobili, Raffaella Paita, Stefania Pezzopane, Patrizia Prestipino, Ettore Rosato, Ivan Scalfarotto, Andrea Romano, Andrea Rossi, Filippo Sensi.

Al Senato con Minniti ci sono il capogruppo Andrea Marcucci, Caterina Bini, Caterina Biti, Stefano Collina, Daniele Manca, Giuseppe Cucca, Davide Faraone, Valeria Sudano, Francesco Bonifazi, Nadia Ginetti, Laura Garavini, Simona Malpezzi, Salvatore Margiotta, Eugenio Comincini, Alessandro Alfieri, Luciano D’Alfonso, Alan Ferrari, Valeria Fedeli, Andrea Ferrazzi, Leonardo Grimani, Francesco Giacobbe, Mauro Laus, Ernesto Magorno, Mauri Marino, Dario Parrini, Edoardo Patriarca, Gianni Pittella, Daniela Sbrollini, Dario Stefano, Vito Taricco, Mino Vattuone.

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Numeri più contenuti per Zingaretti: alla Camera punto di riferimento della mozione è Paola De Micheli, ex area Martina ed ex commissario per il terremoto, poi c’è l’ex premier Paolo Gentiloni, quindi i deputati di Areadem a partire da Dario Franceschini e Piero Fassino passando per Chiara Braga e Alberto Losacco, Andrea Orlando e i suoi come Michele Bordo, anche Walter Verini e Roberto Morassut (area Veltroni) sono con il governatore del Lazio come Gianluca Beneamati. Al Senato con Zingaretti sono schierati Franco Mirabelli, Bruno Astorre, Monica Cirinnà, Antonio Misiani, Anna Maria Parente, l’ex-ministro Roberta Pinotti, Francesco Verducci, l’ex capogruppo Luigi Zanda.

Maurizio Martina può contare alla Camera sul sostegno del capogruppo Graziano Delrio, Matteo Mauri, Carla Cantone, Luca Rizzo Nervo, Matteo Orfini, Chiara Gribaudo, Debora Serracchiani. Al Senato ci sono Matteo Richetti e Tommaso Nannicini.

Per quanto riguarda i sindaci, la ‘gara’ sul numero di firme a sostegno della candidatura l’ha vinta Minniti su Zingaretti. Sia nei numeri che nella ‘qualità’, intesa come primi cittadini di città di peso. Sui numeri siamo 500 a 200 circa. E sull’importanza delle città, Zingaretti può contare sul sindaco di Bologna, Virginio Merola. Minniti su quello di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà; di Bari, Antonio Decaro; di Firenze, Dario Nardella; di Pesaro, Matteo Ricci, di Mantova, Mattia Palazzi; di Ancona, Valeria Mancinelli; di Salerno, Vincenzo Napoli; di Bergamo, Giorgio Gori.

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