Il Pd fa ricorso alla Consulta sull'approvazione della Manovra

Nel documento si afferma: "Il conflitto tra poteri viene intrapreso per ristabilire competenze costituzionalmente garantite e assicurare lʼosservanza della separazione dei poteri".

Andrea Marcucci
Andrea Marcucci
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9 Gennaio 2019 - 13.58


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In merito all’iter di approvazione della Manovra il Pd ha deciso di fare ricorso alla Corte costituzionale.
Nel documento si legge: “La scelta del conflitto tra poteri viene intrapresa per ristabilire competenze costituzionalmente garantite e assicurare l’osservanza della separazione dei poteri. Il principio della separazione dei poteri, è scritto nel ricorso, è da intendersi anche nel rapporto di equilibrio/contrapposizione tra maggioranza e opposizione”.
“Le minoranze, attraverso i gruppi parlamentari di riferimento, svolgono una funzione essenziale nell’ambito del procedimento legislativo, consentendo che il principio supremo della tutela del pluralismo possa trovare effettiva realizzazione”, prosegue il ricorso. Per questo “un certo numero di senatori o deputati, un gruppo o anche il singolo parlamentare devono essere considerati titolari di una pubblica funzione costituzionalmente rilevante e garantita”. La Consulta deve ora decidere l’ammissibilità del ricorso.
L’atto è un ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. E queste sono le motivazioni che i ricorrenti – il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, il gruppo Pd e altri 36 senatori – sottopongono alla Corte chiedendo che un gruppo parlamentare possa configurarsi come potere dello Stato e sia legittimato a proporre conflitto di attribuzione. Questo è il principale scoglio tecnico-giuridico che la Consulta deve esaminare in sede di ammissibilità.

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