Calenda difende il suo manifesto: 'ha compattato il Pd e apre ad altre realtà'
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Calenda difende il suo manifesto: 'ha compattato il Pd e apre ad altre realtà'

L'ex ministro per lo sviluppo economico: "In ballo ci sono le conquiste fatte da tre generazioni di italiani, mentre Lega e M5s sono incompatibili con i valori della democrazia liberale".

Carlo Calenda
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19 Gennaio 2019 - 09.27


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Enrico Letta lo definisce un regalo ai populisti, lui lo difende: Carlo Calenda in un’intervista a Repubblica si dice soddisfatto del suo “Manifesto per la costruzione di una lista unitaria delle forze politiche e civiche europeiste” per le europee perché ha ottenuto l’appoggio “del Pd, per una volta unito e compatto. E poi il manifesto è rivolto a +Europa di Emma Bonino e “Italia in comune” del sindaco Federico Pizzarotti ma soprattutto agli italiani.
L’obiettivo del manifesto è quello di utilizzare il tempo da qui al 21 marzo, data indicata da Prodi come grande festa europea, per moltiplicare le adesioni su tutto il territorio italiano e fare partire una mobilitazione tra i cittadini”.
“L’obiettivo è di unire il Pd e altre forze dietro una idea. Non farei mai una scissione, né inaugurerei un partito personale: io sono iscritto al Pd. Resto nel Pd, ma il Pd non basta”, spiega l’ex ministro che a proposito della sua candidatura dice: “Se il progetto, che vuole parlare agli elettori popolari, liberali e social democratici, vedrà la luce sì, mi candiderò. Altrimenti, no. Penso che queste elezioni europee siano come quelle del 1948, in cui si decide se si sta in Occidente o fuori dell`Occidente. Non credo che gli italiani vogliano vivere in un paese simile alla Russia di Putin, che il leader leghista Matteo Salvini indica come il suo modello e mentore”.
“La parte dell’Italia europeista e anti sovranista si riconosce solo in parte nei partiti che ci sono. Mentre costruendo una lista di persone serie e competenti, i molti che hanno firmato l`appello – spiega ancora Calenda – dagli operai delle aziende in crisi, al Terzo settore, alle promotrici della manifestazione delle donne “Roma dice basta”, coloro che lavorano nel sociale, imprenditori come Andrea Illy, Alberto Bombassei, il mondo della scienza e della cultura – potrebbero riconoscersi. Aggiungo che nel Pd per una volta dall`ex premier Paolo Gentiloni a Marco Minniti, ai candidati alla segreteria dem, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti, sono tutti d’accordo”.
“Questo manifesto – insiste – non avrebbe valore se non fosse fatto insieme con 100 personalità, primi fra tutti il sindaco di Milano, Beppe Sala e quello di Bergamo, Giorgio Gori, e Walter Ricciardi, l`ex presidente dimissionario dell`Istituto superiore d i Sanità, senza i quali non avrei fatto niente. L’abbiamo costruita anche con i governatori dell`Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, del Piemonte, Sergio Chiamparino, della Toscana, Enrico Rossi, con l`ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia e con i primi cittadini di Firenze e di Brescia Dario Nardella e Emilio Del Bono, con il filosofo Emanuele Severino”.
Quanto a Matteo Renzi Calenda assicura “Non sono per niente irritato, ne ho parlato anche con Renzi. Non so cosa farà Matteo, spero che supporti questo progetto. Dobbiamo stare insieme e superare le differenze. In ballo ci sono le conquiste fatte da tre generazioni di italiani e il futuro del paese. Lega e M5S sono incompatibili con l`Europa e con i valori della democrazia liberale”.

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