L'indiscrezione: Conte pronto a farsi un suo partito e liberarsi da Di Maio

La partita più importante, e delicata per il futuro del governo, è quella tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. I rapporti tra i due sono logorati.

Conte, Di Maio e Salvini
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12 Febbraio 2019 - 10.25


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La sconfitta alle elezioni in Abruzzo scatena proteste e ricerche del capro espiatorio (la new entry e Di Battista) ma anche una buona dose di complottismo nel MoVimento 5 Stelle. Il bersaglio odierno è il povero Giuseppe Conte, spiega oggi Il Messaggero in un articolo di Marco Conti:

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La partita più importante, e delicata per il futuro del governo, è quella tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. I rapporti tra i due sono logorati e il vicepremier accusa Conte di aver contribuito ad indebolire il peso del M5S nell’esecutivo e di essersi di fatto iscritto al terzo partito della maggioranza, sul quale vigila il Quirinale, e che annovera i ministri Moavero, Tria, la Trenta e lo stesso Savona, almeno sino ad una settimana fa.

Troppe mediazioni «al ribasso» da parte di Conte. Ma soprattutto, sempre a giudizio di Di Maio, la «costante presa di distanza», in Europa come in Italia, dalle battaglie del Movimento. L’elenco è lungo e va dalla spiegazione offerta da Conte alla cancelliera Merkel sulla politica estera grillina e carpita da La7, ai rapporti con la Commissione Ue e con il Quirinale, passando per i legami con quel mondo accademico – dal quale proviene Conte – che consiglia di andare avanti con la Tav, così come fatto su Ilva e Tap. Sullo sfondo del rapporto tra i due un sospetto forte che agita i sonni del vicepremier. Ovvero che l’avvocato, dopo l’esperienza a Palazzo Chigi, e forte dell’alta percentuale di gradimento raccolta in sette mesi, non voglia tornare all’attività accademica come promesso – ma intenda mettersi in proprio.

Magari alla guida di un movimento riformista in grado di traghettare anche molti dei nuovi eletti che in questa legislatura più volte si sono lamentati dello strapotere della “leva del 2013” andata quasi tutta al governo e che «decide senza consultarci trattandoci da schiacciabottoni». Conte, che ieri si è autodefinito non solo«presidente della Repubblica», ma anche «garante della coesione nazionale», nelle ultime settimane ha in effetti trovato più sponde nella Lega che nel M5S.

Lo scontro su Bankitalia, come quello con la Francia o la questione venezuelana, lo testimoniano. Tutte “zeppe” che la coppia del doppio “di”, Di Maio e Di Battista, hanno messo all’attività di palazzo Chigi e che hanno contribuito ad incrinare anche i rapporti internazionali che Conte ha faticosamente costruito in sette mesi di governo.

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