De Falco contro la truffa Diciotti: quesito fuorviante basato su fatti falsi
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De Falco contro la truffa Diciotti: quesito fuorviante basato su fatti falsi

Ha scritto l'ex comandante: "
Uno degli elementi ingannevoli è quello relativo al ritardo dello sbarco". E infatti si tratta - secondo la richiesta - di sequestro di persona

Gregorio De Falco
Gregorio De Falco
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17 Febbraio 2019 - 19.54


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Una vera e propria requisitoria contro quelli che sono stati i suo colleghi di Movimento e che adesso vogliono salvare mani e piedi Salvini.
Ha scritto De Falco: “Il testo del quesito posto agli iscritti del Movimento è fuorviante, poiché basato su fatti non veri o addirittura falsi ed è comunque suggestivo.


Uno degli elementi ingannevoli è quello relativo al ritardo dello sbarco.


Infatti, bisogna specificare che non si è trattato di un “ritardo dello sbarco”, ma di un vero e proprio divieto imposto alla nave che era entrata in porto ed era andata ad un ormeggio operativo. Non un ritardo dunque, ma l’imposizione di un divieto, un atto volontario.


Si dice anche che non potesse essere consentito lo sbarco, al fine di evitare che se toccando il suolo italiano, lo Stato avrebbe dovuto prendersi carico dei naufraghi, secondo le regole di Dublino III.

Niente di più falso, poiché i naufraghi erano a bordo di una nave militare e dunque erano già in Italia. Tale circostanza, inoltre, rende ancor più chiaro che vi era l’obbligo di procedere senz’altro allo sbarco ed esclude che potesse esservi interesse a tutelare i confini della Patria.


Il trattenimento è stato quindi una inutile violenza ed ha bloccato una nave militare per giorni impedendole di assolvere ai propri compiti di istituto.


Ancora, nel programma il Movimento aveva da tempo deciso di voler abrogare sia l’insindacabilità parlamentare (art. 68 Cost.) che l’immunità dei Ministri (art 96 Cost.). Quest’ultima è proprio la fattispecie in questione e riguarda le ipotesi di reato commessi nell’esercizio delle funzioni ministeriali, per qualunque finalità siano commessi, quindi non solo reati patrimoniali come la corruzione, ma anche i delitti contro la persona. 
Il criterio per stabilire se un reato commesso attraverso l’esercizio di una pubblica funzione possa essere considerato lecito, è costituito dalla verifica di preminenza dello specifico interesse pubblico tutelato, rispetto al diritto sacrificato. In concreto, nel caso Diciotti, il limite alla libertà personale è stato imposto arbitrariamente e senza ordine di giustizia ed è stato usato come elemento di forza per pretendere che altri Paesi europei si facessero carico dei naufraghi.


Il reato ministeriale non costituirebbe illecito, poiché si varrebbe della scriminante “politica”, quando il sacrificio imposto, il sequestro di persona ipotizzato dal Tribunale dei Ministri, avesse rappresentato l’unica modalità per evitare un danno allo Stato, oggettivamente molto più grave, quale avrebbe potuto essere ad esempio un attacco terroristico, o una minaccia di epidemia, in concreto inesistenti.


Ad ogni modo, il criterio di bilanciamento deve essere comunque basato su ragionevolezza e proporzionalità.
In ogni modo, il quesito proposto suggerisce già di per sé la risposta ed è inteso a sottrarre il ministro Salvini al suo Giudice naturale”.

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