Tav: Lega e M5s ringhiano l'uno contro l'altro ma evitano di mordersi
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Tav: Lega e M5s ringhiano l'uno contro l'altro ma evitano di mordersi

Salvini e Di Maio fannop la voce grossa davanti alle telecamere, ma al momento il patto Salva-Salvini sulla Diciotti e salva-poltrone per i grillini prevale

Di Maio e Salvini
Di Maio e Salvini
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9 Marzo 2019 - 09.25


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Abbaiano ma non mordono. Sono troppi gli interessi contrapposti. Dalla Diciotti alle poltrone che i miracolati a 5 stelle hanno sotto le loro auguste natiche e che non rivedranno mai più, data la loro incompetenza inferiore solo all’arroganza.
Quindi al momento Lega e M5s ringhiano uno contro l’altro. Ma non mordono. E come potrebbero?
Nel frattempo prosegue il braccio di ferro nel governo sulla Tav, con Lega e M5s ancora lontani dall’accordo. Il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha detto di essere “rimasto interdetto” per il fatto che Salvini e la Lega abbiano legato il futuro dell’esecutivo al tema della Torino-Lione.

“L’analisi costi-benefici ha confermato che la ridiscussione non era ideologica ma che quest’opera non sta in piedi dal punto di vista tecnico”, ha spiegato. Intanto per il sottosegretario Stefano Buffagni (M5s) “la crisi di governo è già aperta”.
“Cosa stia succedendo è chiaro: non è che ci sia da aprire una crisi, la crisi è già aperta”. La fotografia della situazione fatta dal sottosegretario alla presidenza, Stefano Buffagni, è quella di uno scontro frontale tra le componenti della maggioranza. Ma Matteo Salvini frena, aprendo di fatto una sorta di gioco del cerino: “Nessuna crisi di governo e nessuna nostalgia del passato, lavoriamo per unire e per dare lavoro, sviluppo e futuro all’Italia. Col buonsenso – promette – si risolve tutto”.
Un’uscita che fa abbassare i toni anche a Luigi Di Maio che però tiene il punto: “Il governo e la sua tenuta sono una cosa seria, stiamo parlando del Paese. Io voglio solo che si rispetti il contratto e non si faccia cadere il governo, questo è buon senso: pensare che c’è ancora molto da fare”. Nel mezzo, il premier Giuseppe Conte che prende tempo. “Sui bandi presto saprete”, commenta. E annuncia che da lunedì farà un giro dei cantieri “per controllare e verificare”, seguendo quello che definisce “un approccio pragmatico e operativo”. Insomma, uno stop and go continuo, in un clima di altissima tensione, in vista di un week end che potrebbe registrare un accordo in extremis o la rottura definitiva.
Ma per il momento regna il caos: è il vicepremier Luigi Di Maio ad alzare i toni, confermando la sua linea dura nel corso di una conferenza stampa convocata a sorpresa a Palazzo Chigi, nella stessa sala stampa dove il premier Giuseppe Conte, ventiquattro ore prima aveva bocciato a chiare lettere il progetto. I toni del vicepremier sembrano concilianti, ma le sue parole sono definitive e non lasciano spazio ad alcun dubbio sulla estrema gravità del momento: “Quando su tre, due la pensano in un modo, io e Conte, poi non decide solo uno, altrimenti avremo problemi in futuro”, avverte il capo politico pentastellato. Di Maio chiarisce che anche l’ipotesi di avviare i bandi e poi prendere tempo non è la soluzione per un eventuale compromesso: “E’ chiaro ed evidente che se stai per ridiscutere un’opera non puoi vincolare i soldi degli italiani. Prima ridiscuti l’opera – chiarisce Di Maio – e poi vincoli soldi”. Quindi manda un messaggio esplicito a Salvini e alla Lega: “Serve serietà. Cosa sarebbe successo se avessi messo in discussione la legittima difesa e altri provvedimenti in quota Lega? Vi sareste arrabbiati, per questo c’è disappunto tra di noi. Non si rischia il governo venendo meno agli impegni del Contratto”.
Di Maio ha poi ricordato quali potrebbero essere le conseguenze di una crisi di governo. In quel caso “parliamo di mettere a rischio legittima difesa che deve fare un altro passaggio al Senato o i rimborsi dei truffati delle banche”, ha precisato il vicepremier che ha poi ribadito che “è da irresponsabili mettere in discussione un governo su un passaggio marginale ma coerente che è quello di dire lunedì non impegnamo soldi su un’opera che si deve ridiscutere”. “Non si può fare gli arbitri a partita finita e dire ora che l’analisi costi-benefici non convince – ha proseguito -, quello è il nostro metodo di azione, dobbiamo mettere in discussione ogni volta l’esito si un’analisi che non ci piace?”. “Ci abbiamo messo nove mesi a decidere perché l’analisi costi-benefici è stata un’operazione complessa”, ha spiegato.
Il ministro per lo Sviluppo lascia comunque un piccolissimo spiraglio al dialogo, parlando dei prossimi due giorni come un “week end di lavoro”. I duellanti, lui e Matteo Salvini, domenica sono ambedue a Milano. E chissà che sia quello il luogo e il giorno per un chiarimento dell’ultimo minuto. 

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