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I lettori di Globalist certamente ricordano la storia di Marielle Franco, l’attivista politica assassinata perché scomoda ad alcuni politici brasiliani, avvezzi a fare affari e traffici con le gang criminali e nemici della legalità e di chi denunciava il malaffare.
Subito dopo la vittoria del fascista Bolsonaro, alcuni militanti di estrema destra per meglio festeggiare non hanno trovato di meglio che danneggiare lapidi o qualsiasi cosa che ricordasse Marielle e in un caso ci hanno fatto sopra la pipì.
A Ferrara, per far capire subito che aria tira, un gruppo di fan di Salvini ha coperto con la bandiera della Lega uno striscione che chiede verità e giustizia per la morte di Giulio Regeni.
È perché? Per sfregio? Per la rozza espressione dei propri sentimenti?
Sia come sia, si è trattato di una volgarità politica ma sopratutto umana che non può essere considerata un eccesso di euforia, ma un preciso comportamento politico nel quale odio e derisione verso il più debole (nel caso un morto) convivono all’interno di una precisa strategia di disumanizzazione dell’avversario, degli stranieri e più in generali di tutte le minoranze.
Solo pochi giorni orsono Patrizia Moretti, la super-insultata mamma di Federico Aldrovandi, ucciso da alcuni poliziotti, poi condannati nonostante tanti tentativi di nascondere la verità, aveva scritto: “Federico piange per le ferite alla testa. L’ho appena sognato. Chi applaude gli omicidi è al potere nella nazione e nelle fila di chi va al ballottaggio a Ferrara”.
“Italia ti prego no, non cedere alle facili lusinghe dell’uomo forte al comando. Chiunque sia. Quella forza è cattiva”.
La Ferrara che applaudiva alla morte di un ragazzo innocente ha vinto. E subito ha deriso un altro ragazzo ucciso dopo essere stato torturato, Regeni, così come altrove hanno fatto e continuano a fare con Stefano Cucchi.
Questa marea nera di odio e intolleranza, di razzismo e di connivenza con i vecchi e nuovi fascisti e antisemiti fa orrore.
Non sarà facile liberarcene e non c’è una ricetta. Non serve solo una nuova Resistenza civile ma soprattutto una controffensiva umana, etica e culturale.
Non sarà facile perché distruggere è più semplice che costruire, insultare è più facile che ragionare.
Ma muoverci, ognuno nel proprio ambito, è un dovere morale. Nel frattempo un abbraccio ai familiari di Giulio Regeni e di Federico Aldrovandi. Tornerà la luce, tornerà il rispetto. Tornerà l’umanità. Almeno così speriamo in tanti.