Come è noto, all’inizio della legislatura ci fu la contestata ipotesi dei popcorn, ossia il veto di Renzi a qualsiasi ipotesi di governo con M5s che poi portò allo sciagurato governo giallo-verde, uno dei più reazionari della storia.
Ora le cose sono cambiate. E spunta l’ipotesi di un governo istituzionale o di garanzia o come si vuole chiamarlo che vede tra i suoi sostenitori anche Matteo Renzi, ossia il più accanito oppositore di qualsiasi accordo con i grillini diretto o indiretto che fosse: “Votare subito è “folle”.
L’ha affermato l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera, nella quale ha attaccato duramente il leader della Lega Matteo Salvini.
“Per me Salvini ha paura e non sta bene. Lo si capisce guardandolo in spiaggia, e ascoltandone le farneticanti parole: Italiani, datemi pieni poteri’. Sembra Badoglio”, ha affermato Renzi, accusando il ministro dell’Interno di non fare il suo lavoro al Viminale e di non avere “senso della misura”.
Renzi è contrario alla possibilità di un voto subito. “Andremo in Senato e ci confronteremo. E qui è in gioco l`Italia, non le correnti dei partiti. Chiederò di parlare e dirò che votare subito è folle per tre motivi”, ha annunciato il senatore fiorentino.
l primo motivo per il quale non si dovrebbe votare è per “evitare l’aumento dell’Iva”. Vanno trovati “23 miliardi di euro. Perché un commerciante deve pagare la recessione che l’aumento dell’Iva comporterà? Che colpa ne ha quel commerciante se Salvini si è stancato di Toninelli? Che Toninelli sia incapace noi lo diciamo da anni. Salvini se ne è accorto solo adesso? Se votiamo subito l’Iva va dal 22 al 25%? Prima togliamo le clausole e poi si vota. Ieri abbiamo bruciato 15 miliardi, lo spread è alto, i risparmiatori soffrono. E con Salvini che chiede “pieni poteri”, i mercati temono l’uscita dall’euro. Si andrà a votare, certo. Ma prima vengono i risparmi degli italiani, poi le ambizioni di Capitan Fracassa”.
Il secondo motivo è che non possono essere Salvini dal Viminale e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte da Palazzo Chigi a farsi garanti del processo elettorale. “Salvini – ha sostenuto Renzi – deve lasciare il Viminale, Conte deve lasciare palazzo Chigi. I due saranno i leader di Lega e Cinque Stelle alle elezioni? Auguri. Ma, sfiduciati, non possono essere loro i garanti elettorali. Facciano la campagna, ma lascino gli uffici pubblici: si trovino un altro modo per pagare i loro mastodontici staff. Si voti con un governo di garanzia elettorale, non con questo”.
Il terzo motivo è procedere con la riduzione dei parlamentari. La riforma proposta dal Movimento 5 Stelle, dice Renzi, “a me non piace. Ma devo ammettere che hanno ragione loro quando dicono che sarebbe un assurdo fermarsi adesso, a un passo dal traguardo. Si voti in Aula in quarta lettura e si vada al referendum: siano gli italiani a decidere”.
Per quanto riguarda Salvini, Renzi suppone che dietro la sua accelerazione sul vito ci siano le inchieste sul finanziamento della Lega. “Salvini – afferma l’ex leader del Pd – ha accelerato per motivi che noi non sappiamo, ma lui sa benissimo, certo che li sa. Forse i 49 milioni di euro che la Lega ha sottratto agli italiani, forse i rubli chiesti dai leghisti alla Russia come tangente, forse ha finito i soldi per la sua macchina da propaganda sui social. Per questo va sfidato culturalmente, politicamente e elettoralmente. Ma le regole si decidono insieme: non può fare il giocatore, l’arbitro e l’ultrà. Anche perché gli riesce fare solo l’ultrà”.
Infine, il Pd. “Nell’ultima settimana – lamenta Renzi – sono stato attaccato più volte dai membri della segreteria. Leggo che il gruppo dirigente vorrebbe votare subito perché almeno si cambiano i parlamentari renziani: sono pronti a dare cinque anni di governo a Salvini pur di prendersi i gruppi parlamentari d’opposizione. Nobile motivazione, per carità, ma riduttiva. Stanno ancora una volta attaccando il Matteo sbagliato. Zingaretti dice: Renzi ci dia una mano. Accolgo volentieri l’appello, ma per me la mano va data al Paese più che alla Ditta”.
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