L’atteggiamento è quello del partner tradito. Ma, a dire il vero, l’elemento debole di questa crisi d’agosto è stato proprio Giggino da Avellino Di Maio, che qualsiasi partito o movimento libero avrebbe dimissionato per dare spazio a una guida politica vera e non così improbabile.
Perché Di Maio, dopo aver fatto il cameriere di Salvini, aver votato le più immonde schifezze (decreto sicurezza proprio alla vigilia) si è ritrovato abbandonato. E quindi la crisi l’ha subita.
Dall’altro lato non è stato Di Maio, ma semmai Renzi e il Pd, a fare le mosse giuste per trovare una soluzione che evitasse la scomparsa dei grillini, la cui credibilità politica è ai minimi termini.
Ora Di Maio indispettito ha replicato al suo ex alleato. ”Dopo quanto successo l’otto agosto, chi può dare ancora credito alla sua parola? Quello che dice non conta più nulla. Quella del capo della Lega sul taglio dei parlamentari è una mossa della disperazione. E comunque quando si va al voto lo decide il presidente della Repubblica, non certo lui”. Lo dice il vice premier e ministro Luigi Di Maio che, in un’intervista a “Il Fatto quotidiano”, fa il punto sulla crisi di governo e commenta la ‘sfida’ al M5s lanciata ieri da Matteo Salvini: votiamo il taglio di 345 parlamentari ma poi si vada a votare.
“La data del voto – ribadisce Di Maio – la decide il presidente della Repubblica, nessuno si deve permettere di farlo al posto suo. Dopodiché io voglio tagliare i parlamentari per davvero. Salvini invece quei 345 eletti li vuole tenere anche nella prossima legislatura”.
“Con questa proposta – commenta ancora Di Maio – si è infilato in un cul de sac. In base ai regolamentari parlamentari, se vuole votare il taglio degli eletti dovrà prima ritirare la mozione di sfiducia a Conte. Altrimenti la votazione sul taglio slitterà a dopo quella sul premier. Ma è chiaro che, se dovesse ritirare la richiesta di sfiducia per il presidente del Consiglio, dovrebbe smentire la sua linea. Si è messo da solo in un labirinto. Non so chi lo stia consigliando, ma sta dimostrando che i suoi conti sull’andare al voto anticipato non reggono proprio”.
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