L'opinione di D'Alema: "M5s e Pd? Un'alleanza naturale sin dall'inizio"
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L'opinione di D'Alema: "M5s e Pd? Un'alleanza naturale sin dall'inizio"

L'ex premier interviene sull'alleanza che i democratici avevano sempre osteggiato: "A causa del primo no del Pd si è perso un anno e si è consentito che la destra diventasse molto più forte"

Massimo D'Alema
Massimo D'Alema
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4 Settembre 2019 - 08.16


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Lui ha sempre avuto questa opinione e, adesso, il Pd che l’aveva fortemente osteggiata l’ha fatta sua.
“Un’alleanza naturale sin dall’inizio, un’occasione per ritrovare la strada”. Così Massimo D’Alema in un’intervista al Corriere della Sera interviene sul governo Pd-M5s che sta per nascere. “Il M5s, che aveva vinto le elezioni ma non era autosufficiente in Parlamento, aveva individuato nell’alleanza col Pd lo sbocco naturale di quell’impasse. Quella prospettiva si era arenata di fronte alla scelta sbagliata del Pd di chiamarsi fuori e di consentire, quindi, che si formasse una maggioranza parlamentare tra M5s e Lega. Quell’alleanza gialloverde – sottolinea – era stata un ripiego; il ribaltone politico di cui molti parlano oggi, in realtà, era avvenuto allora. A causa della scelta del Pd, quindi, si è perso un anno e si è consentito che la destra diventasse molto più forte”.
“Oggi le cose saranno forse più difficili e mi rendo conto che c’è voluto coraggio da parte del nuovo leader del Pd. Ma si è imboccata una strada che era naturale fin dall’inizio. Il primo segnale importante – spiega D’Alema – è stato dato votando insieme la presidente della Commissione europea”. Sollecitato su Matteo Renzi, D’Alema spiega che “ho notato un certo cambiamento nelle sue posizioni. Ma mi permetta di non entrare nel dibattito interno al Pd e nelle sfumature tra le posizioni di questo o di quel dirigente. Sono interessato al progetto politico. Quello che si apre oggi è un processo politico difficile, che ha bisogno di una grande discontinuità non solo rispetto al primo governo Conte. Ma anche rispetto ai governi precedenti”.
Nell’alleanza e nel governo col M5s, oggi, “la sinistra deve ritrovare le coordinate che aveva perso. Dobbiamo riuscire a risintonizzare il realismo politico con l’utopia, rimetterci in contatto con quel popolo che avevamo smarrito. E questo vuol dire saper tenere insieme, appunto, l’Europa e la giustizia sociale – dice – un’equa redistribuzione delle risorse e lo sviluppo, la questione ambientale e una globalizzazione più sostenibile. La sinistra non ha saputo prendersi in carico, forse addirittura vedere, il disagio sociale. Questa può essere l’occasione per ritrovare la strada”.
Su una cosa i Cinquestelle avevano sbagliato – prosegue D’Alema – anche se ovviamente fanno fatica ad ammetterlo. Non è vero, come dicevano, che non esistono né sarebbero più esistite destra e sinistra. Sulla loro pelle, nel corso dell’ultimo anno, hanno sperimentato che la destra esiste, eccome se esiste. Anzi, come ha dimostrato Salvini, la cui sconfitta considero un fatto molto positivo, la destra si è fatta ancora più estremista. Basta guardare a come il problema di qualche migliaio di migranti, che un qualsiasi altro governo avrebbe risolto nel giro di qualche minuto, sia stato trasformato in un’occasione per alimentare odio sociale”.
“Una vera e propria strategia della tensione – spiega – per alimentare la sensazione di un’invasione totalmente infondata, a cominciare dai numeri. Ecco, questa è la destra, si vede in modo netto, chiaro. A questa destra deve rispondere un centrosinistra. Per questo andrei cauto nell’approvare di corsa una legge proporzionale; un maggioritario, che favorisca il ritorno al bipolarismo, servirebbe anche a chi, dall’altra parte, sogna il ritorno a un centrodestra moderato, europeo, lontano dal nazionalismo esasperato, dalla negazione della questione ambientale, da quella carica di violenza che accompagna ovunque la destra di oggi”.
Conte il nuovo Prodi? “Prodi – dice D’Alema – aveva nel dna quella connotazione della sinistra Dc che da sempre perseguiva l’avvicinamento tra il mondo cattolico e la sinistra. A Conte questo vissuto manca, però ha dimostrato di avere notevoli capacità. L’abbiamo visto guidare il governo gialloverde con visibile difficoltà e imbarazzo. Oggi è diverso. Ho l’impressione che, nel perimetro dell’accordo Pd-M5s, anche culturalmente, Conte si trovi già più a suo agio perché è più vicino alle sue convinzioni, ai suoi valori. Tocca a lui dimostrare di sapere fare sintesi; innanzi tutto, promuovendo un governo che tenga insieme qualità e innovazione”.

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